[Presos] Digest di Contropotere, Volume 2, Numero 1

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Sun May 2 12:01:37 CEST 2004


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Argomenti del Giorno:

   1. Contro le estradizioni (contropotere at inventati.org)
   2. Primo Maggio! La critica al lavoro (contropotere at inventati.org)
   3. Presidio nazionale per Marco Camenisch
      (contropotere at inventati.org)
   4. Due giornate contro Benetton a Milano (contropotere at inventati.org)
   5. Pisa: presidio anticarcerario (contropotere at inventati.org)
   6. Tutti a Livorno il 29 maggio!  (contropotere at inventati.org)
   7. Napoli: proiezioni cinematografiche all'Ateneo	Libertario
      (contropotere at inventati.org)
   8. L'ecologia e la sua negazione (contropotere at inventati.org)


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Message: 1
Date: Sat, 1 May 2004 16:51:42 +0200
From: contropotere at inventati.org
Subject: [Contropotere] Contro le estradizioni
To: "Newsletter" <contropotere at inventati.org>
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da: gratis93 at libero.it



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CONTRO LE ESTRADIZIONI 

Oggi il concetto di "terrorismo" è un'arma formidabile utilizzata dai diversi Ministeri della Paura per imporre condizioni sociali ogni giorno più invivibili. Chiunque metta in discussione l'ordine del denaro e dei manganelli è un "terrorista". Si tratta, infatti, di una rappresentazione mediatica in cui il nemico esterno - lo straniero, il barbaro - si confonde con il nemico interno - il non-sottomesso, il ribelle. 
È in questo contesto che bisogna collocare le richieste di estradizione contro i rifugiati italiani in Francia e il linciaggio orchestrato dai mass media italiani contro Cesare Battisti, ex militante dei PAC (Proletari Armati per il Comunismo) - una delle decine di formazioni armate degli anni Settanta -, anch'egli esiliato in Francia. 
A partire dagli inizi degli anni Ottanta, come è noto, qualche centinaio di militanti di gruppi armati ha riparato in Francia per sottrarsi alla cattura. In seguito ad una situazione esplosiva nelle carceri italiane, e giocando su alcune differenze fra le rispettive leggi, lo Stato francese decise di assumere il ruolo di quella che viene definita, nel gergo burocratico dei governi, "camera di decompressione": una soluzione per assorbire altrove i conflitti sociali di un paese. Che non si trattasse e non si tratti della "Francia terra d'esilio e di libertà" lo sanno fin troppo bene le migliaia di immigrati clandestini espulsi dal suolo francese, imbavagliati e legati sui charter dell'abiezione, oppure gli indipendentisti baschi estradati o riconsegnati direttamente alla polizia spagnola (quando non assassinati al di qua dei Pirenei). A questo va aggiunto che molti ex-rivoluzionari italiani hanno sottoscritto, a suo tempo, un patto con il quale si impegnavano a non svolgere alcuna attività sovversiva in Francia in cambio dell'ospitalità. Qualcuno, come Toni Negri, si spinse qualche anno dopo fino a dichiarare accettabile l'estradizione di chi si fosse macchiato in Italia di reati di sangue. Ma non è questa la sede per ricostruire la storia degli esiliati italiani, alcuni dei quali non si sono mai dissociati (né sul piano penale né su quello politico). Sarà sufficiente dire che, con Mitterand prima e Jospin dopo, le richieste di estradizione sono state sia respinte sia disattese in tutti questi anni, cosicché molti rifugiati si sono stabiliti in Francia e vi hanno costruito la loro vita. A parte il caso precedente di un anarchico per cui era stata concessa l'estradizione, nel 2002 veniva "rimpatriato" Paolo Persichetti, da tempo "clandestino ufficiale" (nel senso che, pur avendo ricevuto un parere favorevole all'estradizione, la sua presenza veniva "tollerata"). Il pretesto della sua situazione particolare (i fatti per cui era stato condannato in Italia sono relativamente recenti e quindi non rientrerebbero nei criteri della cosidetta "dottrina Mitterand") e i nuovi accordi di Shengen avevano deciso altrimenti. 
Ora lo Stato italiano, forte del clima generale da caccia alle streghe e della creazione del mandato di cattura europeo, torna alla carica. Come al solito, le posizioni più infami e forcaiole sono quelle della stampa legata alla sinistra istituzionale, che non ha mai perdonato alla generazione scritta sull'acqua la rivolta armata contro il racket dei suoi partiti e sindacati. Sono pronte ottanta richieste di estradizione, di cui tre già inoltrate con mandato di cattura (è su questa base che Battisti è stato arrestato per qualche settimana e poi rilasciato in attesa che la corte francese si esprima). A rischiare è soprattutto chi è stato condannato all'ergastolo in Italia (nell'immediato proprio i tre per cui era stato chiesto l'arresto). Tanto più che qualcuno già all'epoca aveva ricevuto un parere favorevole all'estradizione. È comunque evidente che, quale che sia la situazione giuridica dei singoli rifugiati, i conti sono politici - e l'aria è pesante. Vista la classica solidarietà fra Stati nella caccia ai ribelli, e alla luce dei nuovi dispositivi europei, la "guerra al terrorismo" è gravida d'avvenire e di galere... 
Purtroppo, finora ad opporsi all'estradizione è soprattutto l'ambito degli intellettuali francesi di sinistra, anche per le prese di posizione tristemente democratiche di alcuni fra i diretti interessati. Eppure la posta in gioco, per il dominio come per i sovversivi, è considerevole. Si tratta, da un lato, del delirio securitario che vorrebbe eternizzare il presente, e dall'altra di una polizia della memoria che vorrebbe rinchiudere dietro le sbarre un passato ancora esplosivo. 
È il fondamento etico della rivolta con tutte le sue armi  ad essere in discussione. Ed è qui che bisogna far diga contro questo nuovo assalto dei tribunali ("la giustizia, questa forma domenicale della vendetta!"). Anche la continua insistenza sul fatto che alcuni rifugiati non si sono mai dissociati né pentiti non è casuale: l'abiura della violenza rivoluzionaria è sempre più merce di scambio per ottenere da una parte la clemenza dello Stato e per giustificare dall'altra una maggiore repressione di quelli che non abiurano un bel nulla. La logica premiale, basata sul collaborazionismo, parte dai tribunali e si allarga a tutto il sociale. Anche in tal senso, mistificare ed imprigionare la storia dell'assalto al cielo è per il dominio fondamentale.  
Della rivolta generalizzata in Italia degli anni Settanta, come di altre tempeste sociali, difendiamo una possibilità non realizzata ma feconda: la possibilità di sabotare un ordine sociale e tecnologico disumano e di armarsi contro il potere, fuori da ogni specializzazione gerarchica e militarizzata. Se quella storia continua a parlarci, è perché le ragioni per insorgere non hanno fatto che aumentare. 
Opporsi a queste estradizioni, nel quadro di una lotta più ampia contro tutte le espulsioni, significa opporsi a quell'Internazionale delle merci e delle polizie i cui effetti peseranno su tutti. Significa, allo stesso tempo, rimettere in gioco quel passato per riprendere le ostilità e liberare tutti i prigionieri. Sui mezzi per farlo, l'azione diretta ha l'imbarazzo della scelta. 


Alcuni compagni 
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Message: 2
Date: Sat, 1 May 2004 16:52:14 +0200
From: contropotere at inventati.org
Subject: [Contropotere] Primo Maggio! La critica al lavoro
To: "Newsletter" <contropotere at inventati.org>
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Primo Maggio !

La critica al lavoro

 

Alla masseria occupata "Pizzichicchio"  (Crispiano TA)

 

 

Come ogni anno, il primo Maggio diviene per molti motivo di festa, di astinenza dalle quotidiane attività lavorative. Per ricostruire le basi storiche di questa "ricorrenza", per attraversarne i significati e da qui sviluppare un percorso critico personale verso il dogma "lavoro".

 

Primo Maggio!

La critica al lavoro.

 

Ore 18:

Proiezione all'interno della stalla del film "Sacco e Vanzetti"

Mostra fotografica sulla storia dei due anarchici italiani emigrati in america "per lavoro" e li uccisi sulla sedia elettrica

Ore 20.30:

Pizze vegane cotte al forno a legna della masseria

Ore 22.30:

Concerti  ELEVEN (emo-core da milano)

NITRO JUICE (hardcore melodico leccese)

 

Durante le iniziative: diffusione stampa di critica radicale

 

 

Per arrivare in masseria percorrere la S.S. Taranto-Martina Franca, e imboccare l'uscita per cristiano. Arrivare al cartello BENVENUTI A CRISPIANO e girare a sinistra, per via Matteotti, costeggiando il supermercato. Seguire le indicazioni per Masseria Belmonte e seeeeempre dritto. Occhio ai cartelli!
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Message: 3
Date: Sat, 1 May 2004 16:57:49 +0200
From: contropotere at inventati.org
Subject: [Contropotere] Presidio nazionale per Marco Camenisch
To: "Newsletter" <contropotere at inventati.org>
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MARCO LIBERO LIBERI TUTTI

VENERDI 7 MAGGIO
PRESIDIO NAZIONALE PER MARCO CAMENISCH
APPUNTAMENTO ORE 10:00
CONSOLATO SVIZZERO P.zza Cavour MILANO

Nel 1979, Marco Camenisch, ecologista radicale, viene arrestato per alcuni sabotaggi antinucleari. La generazione sovversiva degli anni 70, a cui Marco appartiene, ha saputo scuotere le fondamenta di un sistema autoritario rivendicando la libertà e la gioia di vivere per ogni abitante del pianeta. E' una generazione che, avendo osato l'assalto al cielo, ha duramente pagato la sua rivolta con anni di carcere, annientamento fisico, esilio... 30 anni di repressione non hanno cambiato lo spirito di rivolta e il desiderio di cambiamento radicale contro questa civiltà tecnologica sempre più autoritaria e assolutista, costruita su guerre infinite, genocidi di intere popolazioni, saccheggio criminale di territori, sfruttamento indiscriminato, inquinamento quotidiano e continue catastrofi ambientali. La civiltà della morte non ci appartiene ed i padroni del mondo, forti della loro democrazia, non potranno mai contare sui nostri silenzi, nè complicità nè rassegnazione.
Abbiamo buona memoria per ricordare la lotta di Marco Camenisch e le sue motivazioni ecologiste e antiautoritarie, i suoi anni di galera ed isolamento.
Le lotte e la rivolta di un'intera generazione non si cancellano con la repressione e la vendetta del potere.

SAREMO A ZURIGO CON MARCO DAL 10 AL 19 MAGGIO 2004 in occasione del suo processo perchè continuiamo ad avere le idee chiare, perchè anche oggi sappiamo bene chi sono i veri terroristi, perchè continuiamo a lottare per vivere senza sfruttamento dell'uomo sull'uomo, sulla natura e sugli animali E PER UN MONDO SENZA GALERE


Per ricevere i manifesti scrivere a:
"Il Silvestre" Via del Cuore N.1 56100 PISA
E' gradito un contributo, usare il CCP 48507156 intestato a Costantino Ragusa (specificare causale "Manifesti per Camenisch")
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Message: 4
Date: Sat, 1 May 2004 16:59:26 +0200
From: contropotere at inventati.org
Subject: [Contropotere] Due giornate contro Benetton a Milano
To: "Newsletter" <contropotere at inventati.org>
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Due giornate contro Benetton a Milano

Il 7 maggio una famiglia mapuche viene processata per aver occupato 7 ettari di terreno in Patagonia. La denuncia penale parte dal gruppo Benetton, il più grande latifondista dell'Argentina. Questa è la ragione per cui si tengono due giornate di lotta contro Benetton a Milano, in continuità con analoghe iniziative che si stanno realizzando in diverse città.
Il presidio del 7 maggio pensato dopo la manifestazione in solidarietà a Marco è il riconoscimento del legame fortissimo che si è instaurato tra il nostro compagno ed i popoli originari in lotta.

Giovedì 6 maggio, ore 21
c/o Libreria Calusca - via Conchetta 18 (Milano)
presentazione della Campagna contro Benetton e video sulla presenza dei Benetton in Patagonia

Venerdì 7 maggio, dalle ore 14,00 - presidio in solidarietà con il popolo Mapuche davanti al megastore Benetton di Corso Buenos Aires, nell'ambito della Campagna contro Benetton.
La manifestazione seguirà a quella per Marco Camenisch sotto al Consolato Svizzero.


Distruggiamo le maglie della catena Benetton
Campagna Contro Benetton
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Message: 5
Date: Sat, 1 May 2004 17:01:35 +0200
From: contropotere at inventati.org
Subject: [Contropotere] Pisa: presidio anticarcerario
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RICORDARE PER AGIRE

Il 5 maggio 1972 durante gli scontri che a Pisa accolsero il comizio del missino Niccolai, veniva pestato a sangue dalla celere l'anarchico Franco Serantini, che morì 2 giorni dopo nel carcere Don Bosco lasciato alla sua agonia senza la minima assistenza ed anzi con la sostanziale complicità delle autorità mediche carcerarie. C'è chi si ostina a promuovere iniziative in suo onore..., sterili commemorazioni senza voler tener conto che l'unica cosa per cui vale la pena ricordare quel giorno, è prendere consapevolezza del fatto che nel carcere come nelle strade si continua a morire, vedi l'assassinio di Carlo Giuliani al G8 nel luglio 2001.
Lo Stato e gli sbirri controllano che la "pace sociale" non venga  minacciata attraverso una repressione sempre più massiccia volta contro chiunque dissenta all'ordine da loro stabilito. Solo attraverso una lotta radicale e concretizzando attivamente la  solidarietà verso chiunque è rinchiuso nelle varie gabbie di questa  società, ha senso ricordare Franco. Ed è per questo che mercoledì 5 maggio saremo sotto il carcere Don Bosco di Pisa per esprimere solidarietà concreta a tutti i detenuti, ribadendo la nostra ostilità contro ogni autorità.

PRESIDIO ANTICARCERARIO con musica, microfono aperto, cibo e bevande a partire dalle ore 16:00 il giorno 05-05-2004 sotto il carcere Don Bosco a Pisa in via D'Achiardi.

LO STATO UCCIDE TUTTI I GIORNI
FUOCO ALLE GALERE !!

Gruppo "MAi più galere"
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Message: 6
Date: Sat, 1 May 2004 17:10:18 +0200
From: contropotere at inventati.org
Subject: [Contropotere] Tutti a Livorno il 29 maggio! 
To: "Newsletter" <contropotere at inventati.org>
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Tutti a Livorno il 29 maggio! 

Per dire basta alla reazione, per dire basta al militarismo, per il movimento antimilitarista unitario, autonomo e di massa per l'azione diretta contro la truffa elettorale 

Per dire basta alla reazione. 
Il regime attuale si dibatte in una grave crisi, politica, economica e finanziaria, ma, contrariamente a quanto credevano gli apologeti del determinismo economico, tutto questo non si traduce immediatamente in un aumento della tensione rivoluzionaria. Anzi, le classi dominanti, guidate dai governi, sentendo indebolita la propria posizione, reagiscono con la guerra interna contro i lavoratori e i ceti popolari; attraverso l'attacco al salario (come l'attacco alle pensioni), l'attacco al diritto di sciopero e di organizzazione sindacale, la criminalizzazione del dissenso, la persecuzione degli immigrati, la restaurazione di formule ideologiche e giuridiche tipiche della società patriarcale. 
Questo clima viene giustificato con la minaccia esterna, costruita con l'aiuto dei servizi segreti, e alimentata dalla politica di rapina praticata dai paesi più sviluppati. 
Guerra interna e guerra esterna sono gli strumenti con cui i governi cercano di sostenere la loro traballante autorità e mantenere al loro posto i ceti privilegiati. 

Per dire basta al militarismo 
L'Italia non fa eccezione. La retorica patriottarda e militarista orchestrata dal Governo, a cui tutte le forze parlamentari si sono accodate, punta a distrarre i ceti popolari dalla situazione interna. 
La grave crisi finanziaria che rischia di travolgere l'intero sistema del credito, e che potrà essere superata solo con nuovi sacrifici da parte dei lavoratori, il lavoro che non si trova, la miseria crescente vengono compensate con le missioni militari all'estero contro un nemico inafferrabile, gli stipendi incomparabili con i salari operai per i mercenari dell'imperialismo, gli affari dei pescecani dell'Iraq, dell'Afganistan e di tutte le missioni "umanitarie", gli stanziamenti a favore delle istituzioni repressive (carceri, polizia, forze armate, comunità di recupero, ecc.). Mentre si tagliano pensioni, scuola, sanità non ci sono limiti all'abbuffata militarista. Poco importa se qualcuno ci lascia le penne, l'importante sono i miliardi per i forchettoni. Intanto, in Iraq come in Afganistan, il governo sta preparando le truppe addestrate alla controguerriglia, nel caso in cui in Italia i lavoratori si stancassero di essere presi in giro e chiedessero il conto dei sacrifici sopportati per mantenere lorsignori e i loro wargames. 

Per il movimento antimilitarista unitario, autonomo e di massa. 
La lotta per fermare tutto questo non è patrimonio delle forze politiche, né dei soli anarchici. La manifestazione di Roma, nella sua dimensione e nel suo contenuto politico, ha comunque fallito un obiettivo: imporre il ritiro immediato delle truppe italiane dall'Iraq. 
Le forze parlamentari hanno fatto in modo che la grande manifestazione si svolgesse a dibattito parlamentare concluso. Solo l'autorganizzazione dei pacifisti e degli antimilitaristi può costruire un movimento che non sia ostaggio delle scadenze elettorali dei partiti. 
Un movimento unitario, che non si lasci dividere dal rispetto della legalità "democratica"; un movimento autonomo, basato su comitati locali ad adesione individuale, un movimento di massa, che colleghi la grande battaglia contro la guerra e il militarismo ai bisogni delle grandi masse popolari. 

Per l'azione diretta, contro la trappola elettorale. 
I lavoratori, gli antifascisti, le forze rivoluzionarie hanno già dimostrato di saper battere la reazione. 
Nel luglio '60 il governo Tambroni, appoggiato dai fascisti, fu rovesciato dalla sollevazione di piazza; nei primi anni '70 la strategia della tensione e la politica degli USA che puntava ad instaurare governi autoritari nei paesi satelliti, furono sconfitte dalla mobilitazione di piazza e dalla pratica dell'antifascismo militante, che rompevano con la politica riformista e rinunciataria del Partito Comunista. 
Dove i rivoluzionari non sono stati capaci di fare ciò, come in Cile, la reazione ha avuto partita vinta. 
La lotta elettorale non può sostituire l'azione diretta delle masse, e le vittorie elettorali non hanno mai fermato le aggressioni fasciste. 
A Livorno, nell'aprile del '60, la popolazione respinse l'aggressione fascista dei paracadutisti, aprendo la strada alle rivolete popolari contro il governo Tambroni. 
Il 29 maggio a Livorno, mentre l'Italia è in guerra e mentre si prepara un appuntamento elettorale sul tema della lotta contro la reazione, sarà importante richiamare l'attenzione sul militarismo italiano, sulle sue armi, sulle forme concrete che la popolazione ha saputo praticare per contrastarlo nel tempo.


Federazione Anarchica Livornese
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Message: 7
Date: Sat, 1 May 2004 21:08:21 +0200
From: contropotere at inventati.org
Subject: [Contropotere] Napoli: proiezioni cinematografiche all'Ateneo
	Libertario
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Message: 8
Date: Sat, 1 May 2004 21:47:00 +0200
From: contropotere at inventati.org
Subject: [Contropotere] L'ecologia e la sua negazione
To: "Newsletter" <contropotere at inventati.org>
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L'ECOLOGIA E LA SUA NEGAZIONE.


Carlo Sabattini, ecologista modenese, scomoda voce della coscienza di molti ed obiettivo privilegiato di violente aggressioni da parte di squadristi dell'ex PCI negli anni `70/80, definiva quella degli amministratori locali "una politica di sfascio del territorio". Politica che continua ancora oggi, con l'arroganza di sempre.
Cave di ghiaia e di argilla, saccheggio di fiumi e torrenti fino alle sorgenti, discariche, linea ad alta velocità, continua espansione edilizia ed industriale nonostante un tasso demografico di crescita zero, ed ora anche l'autodromo. Ogni tanto ci provano, a costruire piramidi, come il Benevolo-Gregotti di qualche anno fa, poi finito in una bolla di sapone dopo aver cacciato al vento miliardi dei contribuenti; o l'orrenda ed insulsa porta Ghery, a celebrare il progresso e la modernità di una città di provincia che vuol diventare metropoli. Chi ha deciso che la gente deve vivere inurbata, far spesa negli ipermercati, mangiare fast food geneticamente modificato e portare i cani e i bambini al guinzaglio in artificiali parchi pubblici "attrezzati"? La giunta "storica" di sinistra di Modena o il G8?


E' la stessa politica che anche altrove comunque, non solo a Modena, sta devastando ecosistemi e risorse naturali, foreste, falde freatiche e terre fertili, inquinando i fondamenti biologici della vita, in nome di un falso progresso che in realtà non ha altro scopo che il profitto capitalista del potere economico sempre più concentrato in mano a pochi, i quali decidono per tutti in base al proprio interesse. Il colore politico è solo di facciata, i modi possono anche essere diversi ma la sostanza pare proprio identica. Altrove magari esiste un capitalismo più sfacciatamente fascista, qui a Modena siamo "social-democratici".
In cambio, alle "masse", ora definite "risorse umane", da manovrare e dirigere secondo convenienza e macchiavellica arte, un benessere materiale fittizio basato sul consumismo più becero, spreco e sfruttamento delle terre e della gente del sud del mondo e tanta televisione per instupidire.
Possiamo permetterci di devastare terra fertile a casa nostra, il cibo lo importiamo da migliaia di chilometri di distanza, via aerea, tanto per alimentare anche il riscaldamento globale del pianeta. 


Come in Amazzonia si abbatte il polmone verde del corpo vivente di Madre Terra, qui si aprono cave per cementificarne la pelle e seppellirvi pure sotto rifiuti e scorie tossiche, o farvi correre automobiline con umani robotizzati al centesimo di secondo. E' il contributo locale allo sfascio globale del pianeta. La Karin B ha aperto per i gestori della cosa pubblica modenese e loro clienti di bottega ora anche la prospettiva di un nuovo lucroso business, quello con i rifiuti e le scorie tossiche. E continuano a non demordere, anche in questo folle progetto di trasformare Modena in una pattumiera. Scartazza docet. Con le cave in programma a Marzaglia, ghiaia per l'edilizia e, nelle buche, la pista. Altrove, buche e casse d'espansione, buche e discariche, buche e cemento armato. Si devasta la bellezza dello Scoltenna, il suo equilibrio d'eco-sistema, per costruirvi poi briglie e traverse di calcestruzzo, fino alle sorgenti. Questa la chiamano elegantemente Gestione delle Risorse e Tutela del Patrimonio Ambientale. Dopo lo sfascio, si inaugurano "parchi naturali" per mascherare i loro cimiteri ecologici.


Le benne degli scavatori sono voraci almeno quanto la fame di profitto degli amministratori locali, per il proprio "prestigio"politico, le casse del partito ed i conti in banca delle imprese cooperative e di quelle "compagne"nella spartizione della merenda. Su questo sfascio del territorio il partito e la sua famiglia clientelare hanno fondato immense fortune. Mafia e omertà. Il popolo tace ed acconsente, almeno la maggioranza, a Modena, unendo sinistra e destra nell'abbraccio mortale al proprio territorio: il silenzio di chi ha raggiunto il benessere materiale, con lo stomaco sazio e la bocca piena, legato quindi al doppio filo della convenienza da un lato e della correità dall'altro. Meglio far fin finta di niente e non impicciarsi di questioni ambientali. Così fan tutti, inoltre, è l'effetto della centesima scimmia all'inverso, la tendenza è globale e situazioni simili ed anche peggiori sono in atto in ogni angolo della Terra. La protesta nasce solo quando progetti devastanti investono in prima persona alcuni cittadini oggi, altri domani come ieri, coinvolgendo i loro beni, affetti e qualità della vita, e questa gente si è trovata però quasi sempre isolata a dover lottare contro un potere infido ed arrogante, e questo ovunque, perché il potere è sempre infido ed arrogante, non c'è un potere buono e uno cattivo. 


Non è più però solo questione di convenienza, ma di sopravvivenza, e questo fatto, prima o poi, sia cittadini che amministratori dovranno arrivare a capirlo, volenti o nolenti. L'Ecologia non è un opinione, ne tanto meno una nuova ideologia politica più o meno ammantata di verde, ma una scienza, al pari della Biologia o Fisica Quantistica: non fa distinzioni politiche, ma riguarda indistintamente tutti gli esseri viventi, presenti e futuri. 
Che la vera Ecologia non faccia notizia sui media, il fatto che si eviti accuratamente di insegnarla nelle scuole e di tenerne conto nella gestione del territorio, è perché essa è scomoda e mette in contraddizione l'intero sistema economico, che andrebbe ripensato dalle fondamenta, a partire dai valori e dall'etica. Non è economicamente conveniente oggi, ai fini del profitto capitalista, in poche parole, salvare il salvabile e tutelarlo. Per cui, meglio l'uovo oggi e subito che la gallina domani, ossia lo sfascio continua, come prima e più di prima, fino ad un prevedibile ed annunciato collasso. La locomotiva corre impazzita lungo i binari, e prima o poi si schianta da sola. A Modena già uno su tre ha una qualche forma di cancro e alla fine, in un modo o in altro, il conto è da pagare. L'attuale sistema economico si è già rivelato insostenibile sia dal punto di vista ambientale che sociale ed umano: i sintomi di una crisi irreversibile di questo sistema sono già evidenti, come già in atto è la ricerca di alternative possibili da parte di sempre più individui. In questo ultimo contesto si colloca l'esperienza di Libera, che a Modena rappresenta un'avanguardia tutt'altro che isolata quanto parte di una rete di esperienze simili, pur nella loro eterogeneità, già in atto ovunque, sia in Europa che nel resto del mondo.
Questo per affermare che l'esperienza di Libera non è una mosca bianca, né così folle ed utopista è chi la sostiene. Siamo in tanti e stiamo crescendo, ovunque. Ovunque esistono individui e realtà che non solo protestano ed annunciano intenzioni, ma hanno già iniziato a lavorare seriamente, pur tra mille contraddizioni ed umani errori, per cambiare lo stato di cose presenti. E' un'onda che cresce, basta crederci, invertire il tasto interiore dalla negatività alla positività di pensiero. La realtà è ciò che pensiamo, nonostante tutto e malgrado "loro". L'autodromo forse riusciranno a farlo, come la guerra in Iraq, entrambi sono prodotti di uno stesso modo di pensare ed espressioni della stessa cultura, tirando le somme.


Un autodromo non è altro che uno strumento pubblicitario in funzione dei profitti dell'industria automobilistica, una delle attività portanti delle società multinazionali, tra cui la Fiat, e legata agli interessi petroliferi. Interessi per i quali si fanno guerre e si uccide, per il controllo dei pozzi: in ogni litro di benzina c'è una goccia di sangue umano. La chimica di sintesi di derivati dal petrolio diffonde i propri veleni ovunque e non c'è angolo del pianeta, oggi, che non ne sia contaminato; ma quello che importa è tenere alto l'indice delle borse mondiali e gli enormi profitti di chi controlla non solo economie ma anche governi. Controllo che consiste nel condizionarne leggi e strategie economiche a favore di quei profitti: quello che oggi si definisce "globalizzazione economica". La stessa per cui un contadino del mondo oggi fa fatica a sopravvivere o deve rinunciare al suo lavoro ed alla sua cultura ed inurbarsi. La stessa per cui un piccolo artigiano, anch'esso, si trova in grandi difficoltà e stenti. La realtà non è a comparti stagni, ma ogni suo aspetto è correlato ad altri, o come si dice, un battito d'ali di farfalla può causare un ciclone a miglia di distanza.


Il fatto che una comunità di individui si metta a fare orti, a piantare alberi da frutto e da bosco, a farsi il pane in casa, a condividere una cassa comune, spazi e mezzi comuni, a realizzare nella pratica quotidiana i valori della solidarietà, della cooperazione, della mutualità e sostegno, nel contesto attuale diventa una azione politica rivoluzionaria e sovversiva, a prescindere dal fatto che su quella terra occupata sia progettato un autodromo. "Anarchici sovversivi boicottano il sistema Coop-McDonalds! Sono stati sorpresi in flagrante a piantare meli e viti antiche, a fare orti usando vecchie varietà di sementi locali, oggi proibite, si fanno pane, pizza, vino e marmellate. Pretendono persino di avere l'acqua gratis e potabile dal pozzo! Separano e riciclano i rifiuti, vanno in bicicletta e hanno solo un'automobile ogni cinque persone. Il progetto eversivo prevede anche l'installazione di pannelli solari auto-costruiti e di un sistema di fito-depurazione. Hanno abolito la proprietà privata, non hanno capi né gerarchie e prendono decisioni in assemblea comune aperta. Si sospetta che possano spingersi al punto di installare anche laboratori clandestini artigiani per la lavorazione del legno e dell'argilla per auto-consumo o per far baratto. Hanno uno spazio sociale auto-gestito, una libreria, senza tessere Arci, promuovono dibattiti, serate a tema, musica e feste. Sovversivi. "


Il diritto di vivere semplicemente, in modo naturale ed ecologico e, non ultimo, umano, di fatto ci viene negato quando non proibito per legge dall'attuale sistema economico- politico-sociale. Lottare per la difesa e l'affermazione di questo diritto è un principio di coerenza a valori ideali e morali autentici, la cui consapevolezza ci deriva direttamente dalla nostra coscienza di esseri umani liberi.
Libera è una spina nel fianco al sistema e di fastidio ne sta creando parecchio, non è solo la lotta contro l'autodromo, ma anche l'affermazione che un altro mondo è possibile, non solo a parole e slogan, ma iniziando appunto a coltivarsi il pane quotidiano, la via dell'autosufficienza locale, delle comunità solidali auto-gestite. 


Barbolini & C. non sono altri che umili e devoti servitori e pedine di questo sistema capitalistico, anche se le ultime ruote del carro gerarchico prima del popolo dei sudditi. Sudditi condizionati dai media al consumo indotto ed educati ai miti del progresso, controllati con il vecchio trucco del "panem et circenses": i circhi moderni sono le arene sportive, non ultimi gli autodromi, in cui si mantiene viva tra la gente la tattica del "divide et impera", delle fazioni, dei "partiti presi". L'etica della rivalità, dell'antagonismo, della competizione, dell'arrivismo sono il sottile messaggio educativo di questi luoghi, oltre allo scopo d'indurre all'acquisto di automobili sempre più veloci e sofisticate degli ultimi modelli pubblicizzati. Così è che un operaio da mille euro al mese sogna la Ferrari come scopo della vita, e fa debiti per anni per comprarsi un'auto nuova. Più la gente è coinvolta nei miti di questo falso progresso, più serve il sistema economico capitalista senza porsi alcun scrupolo di coscienza, accettando in modo fatalista anche la propria parte di corresponsabilità nei disastri ambientali come nelle guerre. Altro che pista per fare scuola guida!


Il potere, quando non reprime, strumentalizza dissensi e devianze e l'ambientalismo stesso, per i propri fini, trasformandoli spesso, esorcizzati della loro forza rivoluzionaria, in oggetti da mercato od ideologia retorica: l'agricoltura biologica e le energie alternative stanno seguendo lo stesso trend, per cui i contadini che fanno agricoltura organica languono o chiudono bottega ed i prodotti biologici sono cari e venduti dai supermercati; i pannelli solari hanno prezzi quasi proibitivi per non parlare dei fotovoltaici; i pescecani del mercato si sono buttati su questi prodotti aprendo nuovi settori del profitto speculativo. I politici, di sinistra "socialdemocratica", hanno fatto dell'ecologia un'immagine di facciata, accaparrandosi le tematiche ambientaliste per fini elettorali: a Modena Agenda 21, il documento originale prodotto dall'Earth Summit di Rio de Janeiro nel '92, i signori di palazzo non solo non lo hanno capito, ma assai probabilmente manco letto. Così i successivi, dalla Carta di Aalborg all' Hannover Calling. Non è un'opinione, sono i fatti a dimostrarlo: sviluppo sostenibile significa cave, discariche, linee ferroviarie TAV in calcestruzzo e, fiore, all'occhiello, autodromo. 
Complimenti.


Allo stesso modo l'ambientalismo, che fa "tendenza", è spesso gestito da associazioni che in realtà non hanno altra funzione che quella di creare cortine fumogene ad hoc sui problemi reali del territorio in cui si vive, dirottando l'attenzione su altri a migliaia di chilometri di distanza. Non sono altro che una sorta di "club di Topolino" che distribuiscono tessere ed adesivi, rastrellando fondi per i propri apparati di potere e servono, come la messa della domenica, ad "assolvere" ed a far credere di essere a posto con la coscienza. Così, c'è chi protesta contro il massacro delle balene al polo nord, e non vede i pesci che muoiono nel fiume di casa propria, ad esempio. Altro esempio, che ci viene dai media, è quello dei documentari patinati sulla natura esotica, che ci crea l'idea "confortante" di luoghi ancora selvaggi ed incontaminati dove la natura ha ancora un suo spazio vitale: da un lato servono a far fantasticare su mondi lontani alienandoci da quello nostro reale, dall'altro ci giustificano il fatto di aver sacrificato la natura locale al nostro benessere materialista, la quale continuerebbe però ad essere tutelata altrove, meno male! In realtà le specie animali e vegetali stanno estinguendosi dalla faccia della terra con ritmi impressionanti, e delle famose tigri del Bengala, per esempio, in realtà ne sono rimaste in India solamente meno di una ventina, allo stato selvatico. Ma abbiamo "per fortuna " gli zoo per tutelare le altre sopravissute, deportate dal loro ambiente naturale per il voyerismo consumista.


Essere presenti sul territorio, conoscerlo, viverlo, amarlo e proteggerlo, agire nel massimo, quanto più possibile rispetto di esso, può derivare solo dalla consapevolezza veramente "ecologica" di esserne parte integrante, in un ruolo di collaborazione e cooperazione con la natura, piuttosto che di dominio e sfruttamento indiscriminato contro di essa. Dalla natura deriva direttamente la nostra sopravvivenza ed il nostro benessere psico-fisico e spirituale. L'ambiente del territorio in cui viviamo è casa nostra ben oltre i limiti della porta del nostro appartamento e del cancello del nostro giardino. Il tempo che scorre non è quello del tachimetro di una Ferrari, ma quello del giorno e della notte e delle stagioni dell'anno. Noi siamo in risonanza con i cicli ed i ritmi di natura e non con quelli artificiali della società moderna. "La terra non è nostra, l'abbiamo ereditata dai nostri figli".
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