[Presos] Digest di Contropotere, Volume 4, Numero 5

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Sun Jul 18 12:00:51 CEST 2004


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Argomenti del Giorno:

   1. Lecce - Concessi gli arresti domiciliari a Salvatore
      (contropotere at inventati.org)
   2. Solidarietà al compagno Salvatore (contropotere at inventati.org)
   3. Alessandria: sgomberato il Perlanera (contropotere at inventati.org)
   4. Cap Anamur, razzismo di Stato (contropotere at inventati.org)
   5. Comm. Antirazzista FAI: Solidarietà ai compagni aggrediti a
      San Foca (contropotere at inventati.org)
   6. Ventimiglia: 2 giorni benefit per croce nera	anarchica
      (contropotere at inventati.org)
   7. Contro la società dell'incenerimento (contropotere at inventati.org)
   8. Lecce: in fuga dall'accoglienza (contropotere at inventati.org)
   9. Festa dell'Assemblea Antimilitarista e	Antiautoritaria
      (contropotere at inventati.org)
  10. Ai compagni e alle compagne del movimento	rivoluzionario
      sardo e internazionale (contropotere at inventati.org)
  11. Michel Foucault (contropotere at inventati.org)
  12. Palermo - Caricate le famiglie del Comitato di Lotta	per la
      Casa (contropotere at inventati.org)


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Message: 1
Date: Sat, 17 Jul 2004 15:04:24 +0200
From: contropotere at inventati.org
Subject: [Contropotere] Lecce - Concessi gli arresti domiciliari a
	Salvatore
To: "Newsletter" <contropotere at inventati.org>
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Lecce - Concessi gli arresti domiciliari a Salvatore

Dopo due giorni di detenzione nel carcere di Lecce, oggi 13 luglio 2004, il GIP Vincenzo Scardia ha concesso gli arresti domiciliari al nostro compagno arrestato domenica scorsa, 11 luglio, per violenza a pubblico ufficiale, durante un presidio davanti al CPT Regina Pacis di San Foca (LE). In quell'occasione, i reclusi hanno dato il via ad una rivolta distruggendo le strutture interne; poi dalle finestre divelte del primo piano, in molti hanno conquistato l'aria sulla balconata. Uno di loro è saltato giù, nel cortile antistante, in un tentativo di fuga, ma è stato bloccato dai guardiani mentre cercava di scavalcare la recinzione metallica. I compagni presenti hanno cercato di liberarlo dalla presa degli aguzzini ed è a questo punto che è partita la carica dei carabinieri in tenuta antisommossa. Due compagni sono stati fermati e identificati (uno rinchiuso nel CPT fino alle 22 mentre l'altro riusciamo a trattenerlo fra noi), mentre Salvatore viene trascinato via di forza (solo  dopo molte ore sapremo che è in carcere a Lecce). Una compagna si è fratturato un ginocchio. Parrebbe che due carabinieri siano rimasti feriti alla testa. Vergognosa la reazione dei turisti che affollavano la spiaggia a ridosso del lager: allenati a rivolgere lo sguardo altrove, domenica non hanno potuto evitare di accorgersi della violenza delle divise e della voglia di libertà degli immigrati reclusi, schierandosi apertamente dalla parte degli sbirri.
Infastiditi per la meritata giornata di vacanza rovinata (loro pagano le tasse), hanno applaudito la forte repressione  e negato aiuto a chi aveva ricevuto le manganellate. Ma probabilmente non c'è nulla di cui meravigliarsi.
L'arresto e l'incriminazione di Salvatore è soprattutto una vendetta dello Stato contro un compagno attivo e conosciuto e contro un percorso di lotta che probabilmente infastidisce i custodi della pace sociale su cui si fonda il presente ordine, intendendo per pace sociale non la convivenza pacifica fra le persone, bensì la convivenza pacifica fra dominanti e dominati, fra sfruttatori e sfruttati, fra dirigenti ed esecutori, a tutto vantaggio dei primi e della salvaguardia dei loro interessi.
Importante è non lasciarsi intimidire, non lasciare isolati i compagni incappati nelle maglie della "giustizia" (rifiutando i falsi distinguo fra colpevoli e innocenti), e continuare a battersi ognuno con i mezzi che ritiene più opportuni per sbarazzarsi definitivamente di carceri e tribunali, sorveglianti e aguzzini, stati e governi, padroni e sfruttatori.

                                                                           
Salvatore libero, subito!
                                                                            
Liberi tutti!

                Individualità del Capolinea occupato Lecce

SABATO 17 LUGLIO 2004 DALLE ORE 18.00 ALLE 23.00
PRESIDIO A LECCE IN VIA LIBERTINI ANGOLO CON PIAZZA DUOMO

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Message: 2
Date: Sat, 17 Jul 2004 15:06:40 +0200
From: contropotere at inventati.org
Subject: [Contropotere] Solidarietà al compagno Salvatore
To: "Newsletter" <contropotere at inventati.org>
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Bari, 16.07.2004 

Esprimiamo tutta la nostra Solidarietà ai compagni colpiti dalla Repressione dello Stato (caricati, malmenati, feriti, alcuni fermati, uno arrestato: Salvatore) mentre davanti al CPT "Regina Pacis" di San Foca (Lecce) Solidarizzavano con gli immigrati ivi detenuti in attesa di espulsione e protestavano contro il suddetto "Lager di Stato" e i suoi amministratori e gestori, il Vescovo di Lecce Ruppi e Don Cesare Lodeserto. 
I succitati rappresentanti del clero sono inquisiti per aver distolto fondi dal CPT per interessi personali e rinviati a giudizio insieme a carabinieri per violenze sugli immigrati detenuti. 
Si assiste quindi che mentre da una parte si reprimono le istanze di chi si oppone a questo sistema razzista, dall'atra personaggi "illustri" come il vescovo Ruppi e "Compagnia Bella" inquisiti e rinviati a giudizio, ottengono comunicati di solidarietà da sinistra a destra (D'Alema e Mantovano). 

La spiegazione è dovuta, da un lato, al sostegno che sia il centro sinistra con la legge Turco-Napolitano e sia il centro destra con la legge Bossi/Fini devono dare al loro sistema antirazzista, dall'altro, al loro imperativo, che qualsiasi opposizione ai loro progetti di società deve essere repressa. 

Quest'ennesima azione repressiva non zittirà l'opposizione sociale e di classe di cui noi siamo parte integrante. 

Libertà subito per il compagno Salvatore, come per tutti gli altri compagni prigionieri e chiusura di tutti i lager di Stato. 

NO ALLE LEGGI ANTIRAZZISTE !! 
LIBERA CIRCOLAZIONE NEL MONDO DI TUTTI GLI INDIVIDUI !! 

La Federazione Provinciale Intercategoriale di Bari 
CIB UNICOBAS 
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Message: 3
Date: Sat, 17 Jul 2004 15:07:37 +0200
From: contropotere at inventati.org
Subject: [Contropotere] Alessandria: sgomberato il Perlanera
To: "Newsletter" <contropotere at inventati.org>
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Alessandria: sgomberato il Perlanera

Questa mattina (16/07/2004) alla 6,30 la polizia, accompagnata dagli operatori di una TV locale, ha sgomberato il Perlanera. Operai stanno murando l'edificio, mentre le forze del disordine hanno piazzato transenne intorno al posto, che, dopo quattro anni di abbandono, stava rivivendo. 
Il sindaco Scagni ha mantenuto le promesse: uno spazio autogestito è stato chiuso... ma siamo sicuri che non potranno murare la voglia di libertà dei anarchici alessandrini.
I compagni stanno presidiando all'esterno dell'edificio. L'iniziativa contro la Tav prevista per questa sera di svolgerà ugualmente.
Solidarietà agli occupanti.

FAI Torino
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Message: 4
Date: Sat, 17 Jul 2004 15:10:41 +0200
From: contropotere at inventati.org
Subject: [Contropotere] Cap Anamur, razzismo di Stato
To: "Newsletter" <contropotere at inventati.org>
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Cap Anamur, razzismo di Stato


La vicenda dei 37 profughi africani a bordo della nave tedesca Cap Anamur rappresenta una vera e propria dichiarazione di guerra dello Stato italiano a tutti i migranti. In poche ore si è assistito a sistematiche violazioni del diritto internazionale e di tutte quelle norme giuridiche alle quali non abbiamo mai creduto, ma che - se un tempo potevano essere considerate una formale tutela dei diritti - oggi sono svuotate di ogni fondamento.
La linea criminale scelta dal governo italiano è finalizzata a un obiettivo ben preciso: schiacciare tutto e tutti nell'inferno della clandestinità. La ragion di stato non concepisce i bisogni di chi scappa dalle guerre, dalla miseria o dalla precarietà. Nessuno ha diritto a nulla, e donne e uomini sono condannati a una continua umiliazione certificata dai timbri delle questure.
Grottescamente, sono stati arrestati il presidente della Cap Anamur, il comandante e il primo ufficiale della nave: la loro solidarietà è stata repressa in maniera vendicativa e puerile.
I profughi dapprima relegati per venti giorni in mezzo al mare, sono stati deportati nel Centro di Permanenza Temporanea di Agrigento tra gli ipocriti applausi di chi si compiaceva per cotanta accoglienza: Boldrini Laura (ACHNUR) e Cuffaro Salvatore (Governatore della Regione siciliana). A loro il nostro sdegno.
Massima solidarietà ai profughi africani, che da qualunque parte provengano, hanno tutto il diritto di essere liberi e poter decidere delle loro esistenze in piena autonomia.
Massima solidarietà all'equipaggio della Cap Anamur e agli arrestati: ne pretendiamo l'immediata liberazione.
Prendiamo atto del comportamento delle autorità italiane e rilanciamo a viso aperto la lotta antirazzista per l'abbattimento e il superamento di ogni frontiera, di ogni stato, di ogni galera e di ogni governo.
Le anarchiche e gli anarchici continuano e continueranno a battersi per la libertà di circolazione di tutte e di tutti, per l'immediata chiusura dei CPT, rifiutando assolutamente il razzismo di stato ed esprimendo totale sostegno e solidarietà militante ai migranti, ovunque essi siano.

Commissione Antirazzista della Federazione Anarchica Italiana - FAI

fai-antiracism at libero.it
www.federazioneanarchica.org/antirazzista
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Message: 5
Date: Sat, 17 Jul 2004 15:08:49 +0200
From: contropotere at inventati.org
Subject: [Contropotere] Comm. Antirazzista FAI: Solidarietà ai
	compagni aggrediti a  San Foca
To: "Newsletter" <contropotere at inventati.org>
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Chiudiamo tutti i lager di stato!!! Esprimiamo tutta la nostra solidarietà al compagno Salvatore, arrestato mentre manifestava, assieme a molti altri compagni, davanti al centro di permanenza temporanea di San Foca (Lecce). Siamo vicini ai compagni picchiati dai carabinieri durante le ripetute cariche e ai migranti che, contemporaneamente alla manifestazione, davano vita ad una rivolta spontanea e ad un tentativo di fuga, immediatamente represso.
Pretendiamo l'immediata scarcerazione di Salvatore e la chiusura di tutti i lager di stato. Rilanciamo la lotta antirazzista e antiautoritaria come unico mezzo per la creazione di una società fondata sull'uguaglianza, sulla giustizia sociale e sulla libertà.

Commissione Antirazzista della Federazione Anarchica Italiana - FAI

per contatti:
fai-antiracism at libero.it
http://www.federazioneanarchica.org/antirazzista

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Message: 6
Date: Sat, 17 Jul 2004 15:15:19 +0200
From: contropotere at inventati.org
Subject: [Contropotere] Ventimiglia: 2 giorni benefit per croce nera
	anarchica
To: "Newsletter" <contropotere at inventati.org>
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Message: 7
Date: Sat, 17 Jul 2004 15:30:26 +0200
From: contropotere at inventati.org
Subject: [Contropotere] Contro la società dell'incenerimento
To: "Newsletter" <contropotere at inventati.org>
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Message: 8
Date: Sat, 17 Jul 2004 15:52:21 +0200
From: contropotere at inventati.org
Subject: [Contropotere] Lecce: in fuga dall'accoglienza
To: "Newsletter" <contropotere at inventati.org>
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IN FUGA DALL'ACCOGLIENZA


I suoi gestori si affannano a chiamarlo centro di accoglienza, ma il Regina Pacis di San Foca, chiamato dalla legge centro di permanenza temporanea per immigrati, può trovare la sua definizione solo guardando i volti delle persone che vi sono recluse, e che chiedono libertà da dietro le sbarre.

Alte cancellate e mura, filo spinato, telecamere in ogni luogo e guardiani in divisa che sorvegliano ogni movimento. Rigorosamente si può dire che esso è un lager, dove gli individui vengono reclusi e spogliati di ogni dignità, semplicemente per non avere i documenti giusti, diretta conseguenza della loro povertà o mancanza di mezzi. Se si provasse a leggere quali sono i requisiti richiesti dalla legge attuale e passata, per poter giungere in Italia e negli altri Paesi occidentali regolarmente, si capirebbe che l'essere clandestino è uno stato di fatto, dal quale chi intende fuggire dalla propria terra, per miseria, carestie, guerre o semplicemente perché alla ricerca di condizioni di vita meno odiose, non può sfuggire. Alcuni di questi requisiti prevedono un lavoro regolare prima dell'ingresso in Italia e il possesso di una consistente somma di denaro.

Gli unici gesti di buon senso che si possono effettuare contro questi luoghi, devono essere diretti alla loro distruzione o alla fuga da essi. Alcune settimane fa cinque persone sono riuscite a scappare dal CPT di San Foca e a riprendere in mano la propria vita, negatagli durante il tempo in cui sono stati trattenuti. In altri quindici vi hanno tentato, senza purtroppo riuscirci.

Domenica 11 luglio, dei compagni sono presenti davanti ai cancelli del Regina Pacis per un presidio di solidarietà ai reclusi. Nasce una rivolta all'interno, e quando un immigrato che cerca di scavalcare la recinzione per scappare viene travolto dai guardiani, i manifestanti presenti non restano a guardare: cercano di liberarlo, senza purtroppo riuscirci, e parte la carica dei carabinieri contro di loro, portando all'arresto di Salvatore (che dopo due giorni di carcere è ora agli arresti domiciliari), ed al fermo ed identificazione di altri due compagni. 

La solidarietà, quando non è vuoto pietismo o compassione, ma diventa azione contro i responsabili diretti dell'oppressione, si tramuta in un crimine da perseguire e reprimere. L'autorità non può consentire che qualcuno si ribelli di fronte ai suoi sbirri che strattonano, picchiano, arrestano, uccidono, torturano. In più pretende che i suoi zelanti sudditi si facciano poliziotti, come vergognosamente ha dimostrato la maggior parte di coloro che affollavano la spiaggia a ridosso del lager; allenati a volgere lo sguardo altrove, domenica non hanno potuto evitare di accorgersi della violenza delle divise e della voglia di libertà degli immigrati reclusi, schierandosi apertamente dalla parte degli sbirri. Infastiditi per la giornata di vacanza rovinata - loro pagano le tasse -, hanno applaudito la repressione e negato aiuto a chi aveva ricevuto le manganellate. 

Ma le intimidazioni, i pestaggi, la minaccia del carcere non bastano a sedare la voglia di libertà degli individui e il rifiuto di una esistenza colma di miseria affettiva, morale e sempre più precarizzata, che porta alla desolidarizzazione e alla guerra tra sfruttati.

Sta a noi scegliere da quale parte della barricata stare.

                                                    Salvatore libero, subito!

                                            Libertà per tutti. Fuoco ai lager.

Nemici di ogni frontiera

C/o Capolinea Occupato   Via Adua - Lecce

www.guerrasociale.org 

Sabato 17 luglio 2004 dalle ore 18 alle 23
Presidio contro le espulsioni e i CPT e in solidarietà a Salvatore

a Lecce in via Libertini angolo con piazza Duomo
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Message: 9
Date: Sat, 17 Jul 2004 16:11:57 +0200
From: contropotere at inventati.org
Subject: [Contropotere] Festa dell'Assemblea Antimilitarista e
	Antiautoritaria
To: "Newsletter" <contropotere at inventati.org>
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Message: 10
Date: Sat, 17 Jul 2004 21:43:29 +0200
From: contropotere at inventati.org
Subject: [Contropotere] Ai compagni e alle compagne del movimento
	rivoluzionario sardo e internazionale
To: "Newsletter" <contropotere at inventati.org>
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riceviamo e inoltriamo:


AI COMPAGNI E ALLE COMPAGNE DEL MOVIMENTO RIVOLUZIONARIO SARDO E INTERNAZIONALE

Abbiamo l'esigenza di scrivere qualche riga su ciò che riguarda il nostro arresto, avvenuto nella notte tra l'11 e il 12 giugno 2004. Vari erano i cani da guardia che avevamo appresso quella notte. Dopo vari episodi di fuoco e ribellione contro questo sistema, costoro avevano certo bisogno di compiacere Pisanu, quel sardo vendutosi ai colonizzatori italiani, beccando un po' di capri espiatori, meglio se anarchici e comunisti. Cosi ci siamo ritrovati a faccia in terra con le pistole puntate alle tempie. Questi servi erano ben attrezzati e, mentre eravamo a terra, si sono calati i passamontagna per non farsi riconoscere. I loro nomi sono: ispettore capo Greco Luigi, ispettore Quaranta Luigi, ass capo Duva Fabio e ass. Di Felice Stefano; tutti e quattro della direzione centrale della polizia di prevenzione di Roma (G.L.A-gruppi lavoro anarchici). A loro il nostro pensiero, non vi scorderemo mai.
In quanto compagni rivoluzionari non ci interessa ritenerci innocenti o colpevoli. Lasciamo questo compito a chi, con l'autorità strappata nei secoli al sangue e al sudore di tutti i proletari, decide sulla nostra libertà, ossia lo stato e il capitale. Noi non legittimiamo e senza dubbio condanniamo ogni forma di giudizio nei confronti di individui o gruppi in lotta contro questo sistema opprimente e solidarizziamo perciò con ogni forma di lotta nei confronti dello stato e di chi si rende ad esso complice. A tutti quegli scagnozzi e carogne varie che pensano di aver inflitto un grande colpo al movimento rivoluzionario sardo vogliamo dire che sbagliano, dimenticandosi di chi non si piega all'arroganza e alle violenze commesse quotidianamente dallo stato italiano al popolo sardo e alla nazione sarda. E' un errore da parte loro pensare che, arrestando noi tre e altri/e e reprimendo chi è stato a noi vicino e solidale al di fuori di queste sbarre, possano indebolire le fila rivoluzionarie in sardegna e altrove. Dopo il nostro arresto e le massicce perquisizioni agli amici/che, ai parenti e ai/alle compagni/e, l'ondata repressiva è culminata con la chiusura del circolo antagonista e antiautoritario Fraria, per ordine del prefetto Orru' e sotto la supervisione del p.m. Caria, ora sostituito da De Angelis. Nel circolo da anni si incontrano individualità anarchiche comuniste indipendentiste per discutere e organizzare iniziative contro chi ci governa, e nelle lotte nel territorio non abbiamo mediatori o candidati perchè ci fanno ribrezzo. Siamo tutti e tutte dei ribelli e abbiamo un solo desiderio: abbattere ogni forma di autoritarismo, sia esso regionale, statale o mondiale. Lottiamo per una vita che possa essere autorganizzata tra individui liberi, e non gestita dai soliti sfruttatori, accaparratori  di poltrone e imprenditori avidi fino al midollo, con il loro codazzo di portaborse e collaboratori.
Complimenti p.m. Caria e De Angelis! Complimenti prefetto Orru'! Per voi non servono insulti. A dimostrare la vostra miseria basta il vostro lavoro da burocrati che difende lo sfruttamento della sardegna e la rapina dei suoi territori per la costruzione di basi militari, caserme, strutture turistiche per la sicurezza e il benessere de ricconi, difende il potere e il profitto di pochi con il sudore e il lavoro di molti, difende i tribunali della giustizia borghese e le galere per la prigionia dei proletari. Siete voi i sequestratori! Siete voi i terroristi! Sappiamo bene che i vostri provvedimenti, le perquisizioni, le chiusure e gli arresti non placheranno l'entusiasmo e l'odio nostro e dei/le nostri/e compagni/e contro questo stato democratico che proprio in quanto stato, è autoritario per definizione. I nostri compagni e le nostre compagne sono ancora là fuori in piazza, a dimostrarlo a testa alta. A loro va tutto il nostro appoggio.
Un ultimo pensiero va agli scribacchini da strapazzo dell'informazione isolana e italica, servi degli sbirri e lacchè dei padroni. A loro da parte nostra vanno tutti quei vocaboli che, per pudica convenzione, non sono stati inclusi nell'ultima edizione dello zingarelli, nonchè un augurio a concludere il loro infame cammino verso le urne con la stessa rapidità  da loro impiegata nello sbatterci in prima pagina, in articoli pieni di invenzioni, illazioni, infamie e deliranti ipotesi, frutto della mente contorta dei vostri padroni. Che vi strozzino i collari che a loro vi tengono legati, come cani ustolanti per il prossimo boccone misero, a dimostrazione della vostra misera vita di arrampicatori sociali. Anche se rinchiusi in uno dei tanti lager di questo stato non ci sentiamo affatto soli e non ci arrendiamo. Continueremo a sostenere con forza il nostro grido di rivolta contro chi ci governa.
Dentro e fuori le mura nessuna rassegnazione - contro i governi assassini solidarietà e azione!
Ne meris ne tzeraccus
Morti a s'imperialismu gherra a s'istadu!
Solidarietà a tutti i popoli in lotta !                                  

CARLO, LUCA E VINICIO
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Message: 11
Date: Sat, 17 Jul 2004 22:05:06 +0200
From: contropotere at inventati.org
Subject: [Contropotere] Michel Foucault
To: "Newsletter" <contropotere at inventati.org>
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Michel Foucault

 

 Che cosa rende il potere tollerabile e cosa dovrebbe rendercelo intollerabile? Perché gli attuali sistemi di governo, e quindi anche le democrazie, hanno potuto parlare di libertà solo quando hanno organizzato e messo in atto un sistema di sorveglianza, reclusione ed esclusione che non ha eguali nella storia? Perché le democrazie occidentali hanno potuto costruire il loro dominio coloniale ed economico parlando di "diritti umani"? In che modo si è evoluta la pratica del terrore carcerario che tutti i poteri utilizzano? Se i dittatori hanno almeno un viso o una maschera contro cui battersi, le società "liberali"  invece occultano i meccanismi perversi che le governano : la volontà di reclusione e controllo che sottende le nostre società è infinitamente più pericolosa della repressione proclamata. Com'è stato possibile? 

 

 Su queste domande e su molte altre si è interrogata la ricerca di un pensatore non comune. Michel Foucault, storico, filosofo ed epistemologo francese, ha cercato di mostrare il volto impresentabile dei sistemi di dominio culturale e politico - il potere-sapere - dell'Occidente. Per smascherare la mistificazione del conformismo scientifico, Foucault decide di analizzare quelle pseudo-scienze conosciute col nome di "scienze umane", sceglie campi d'indagine dove il confine tra regime ideologico e conoscenza è più sottile, territori dove la marginalità è di solito condannata al silenzio; scende negli inferni dei folli, dei reclusi, della malattia e del crimine perché è convinto che lì il potere si mostri col suo vero volto, quello della sua ferocia arcaica, della sua brutalità pura e arbitraria; ma indaga anche campi dove il dominio si presenta con l'aspetto produttivo e rassicurante di saperi sulla linguistica, sulla biologia, sulla sessualità e sull'economia mostrando come le tecniche di controllo possano prendere strade nuove e più sottili, ma non meno insidiose. 

  Foucault aveva definito il suo metodo "archeologico", non nel senso della riscoperta di fatti dimenticati, come tessere di un mosaico che il tempo ha eroso, bensì nell'intenzione di voler considerare i fatti storici nella loro singolarità di eventi, rinunciando cioè a collocarli secondo una scansione ordinata ma fittizia. L'archeologo non si occuperà di fare una storia delle idee o dei saperi, ma studierà piuttosto le condizioni di insorgenza, le regole di formazione dei discorsi. A quali condizioni alcuni discorsi diventano "scientifici"? A quali condizioni dei saperi affermano la loro positività pur non essendo scientifici? Così l'archeologo risale fino al punto in cui esperienze limite, come la follia, non erano discriminate, ovvero al loro "degré zéro".

 

 Foucault moriva vent'anni fa,  il 25 giugno del 1984, a soli cinquantasette anni. Le sue simpatie zen lo tenevano lontano da ogni compiacimento personalistico, da ogni patetismo, : <<di me non so niente.>> affermava,<< Non so neppure la data della mia morte>>. Con lui, più che un "teorico dei poteri", scompariva una maniera di sorprendere, prudente e classica, di riconoscere alle frontiere del pensiero e della storia un territorio che non era stato mai visitato, e in ogni caso mai come lui aveva cominciato a fare. E la sua morte arrivava ad interrompere una delle opere più feconde di quel periodo. 

 

  Per essere un filosofo, Foucault inizia la sua opera in modo assai poco filosofico. Un piccolo libro Malattia mentale e personalità (1954), segna l'avvio di una ricerca orientata sulle scienze umane, ma prima di tutto per metterne in discussione lo statuto, la legittimità, e portare a termine una critica filosofica della loro importanza. È un libro che precorre i temi successivi, ma dove già viene messa in discussione la realtà del normale e del patologico; se la malattia mentale è una deviazione, ha senso curarla con l'isolamento e l'esclusione? E le nevrosi regressive non sono proprio una risposta all'arcaicità delle istituzioni sociali? Ma il libro più famoso di Foucault è senz'altro La storia della follia (1961). In esso si analizza la separazione stabilita tra follia e ragione in quella che i francesi chiamano l'età classica (XVII° e XVIII° sec.), gli spostamenti di questo partage, e l'insieme delle pratiche e dei pensieri attraverso i quali degli uomini avevano escluso altri uomini considerandoli privi di ragione. È il passaggio dalla follia alla psichiatria, ovvero la costituzione di un sapere sulla follia. Foucault descrive magistralmente come la ragione occidentale sveli la sua parentela con l'arbitrio e possa organizzarsi solo attraverso una tecnologia di esclusione dell'altro. È un testo decisivo che farà lo "stile" dell'archeologia. Nel 1963 viene pubblicato La nascita della clinica, dove l'inchiesta sulla follia confluisce sull'intero sapere medico, un sapere sui corpi che trova le sue condizioni di formazione proprio nell'istituzione clinica; è qui che l'osservazione sistematica delle patologie, il nesso tra la raccolta dei dati e le funzioni variabili, ovvero la tecnica attraverso la quale l'incertezza diverrà la base di assunti certi, elabora un modello esemplare per la costituzione delle scienze umane. Continua dunque l'indagine sulle tecnologie dell'esclusione e sugli istituti disciplinari che modellano la società occidentale; ma in questo testo Foucault pone in modo più preciso e specifico il problema delle condizioni generative dei saperi. Con Le parole e le cose,  del 1966, si indaga  il rapporto che aveva tenuto insieme, dall'epoca classica in poi, l'analisi del linguaggio, quella degli esseri viventi e della ricchezza. Il libro diventerà famoso - e inviso - proprio perché Foucault vi annuncia, forse troppo ottimisticamente, la fine dell'umanesimo borghese, cioè la morte di quello strano oggetto "allotropo empirico-trascendentale detto uomo" che è stato al centro di tutte le riflessioni della modernità, per cui ogni tentativo di pensiero filosofico non-dogmatico ha dovuto scontrarsi con il pregiudizio antropologico e mettere fuori circuito psicologismo, storicismo e razionalismo.  L'Archeologia del sapere (1969)  prende in considerazione le scienze umane nel loro insieme, mettendo alle strette le figure illusorie del continuo, del progresso e della prosopopea della coscienza. In Sorvegliare  e punire (1975) si analizza un'altra forma di esclusione, rispetto a quella messa in atto in nome della ragione: si tratta di interrogare il potere di punire, di mostrare come l'emergenza delle scienze umane, sotto l'aspetto del sapere medico e psichiatrico, viene ad indirizzare la pratica punitiva, e lungi dal permetterle qualsiasi progresso, lungi dal portarla verso un miglioramento sicuro, non fa altro che cambiare le modalità d'azione e rafforzarne il potere di coercizione sotto parvenze "più umane". La prigione infatti non sopprime l'infrazione, ma organizza la trasgressione delle leggi in una tattica di assoggettamento. Così, più che constatare il fallimento della prigione, bisogna rilevarne il successo come luogo di produzione di una delinquenza molto meno pericolosa degli illegalismi popolari. D'altronde, la diffusione dell'alcool, delle armi, delle droghe, dimostra come l'interdetto legale crei un campo di pratiche illegali controllabile e redditizio.

 Con le sue ultime opere Foucault mette in atto un ennesimo, sorprendente cambiamento di fronte. Nel 1976 esce il primo volume di una vasta Storia della sessualità. In La volontà di sapere si tenderà ad aggirare la visione repressiva - e rassicurante - del potere, visto che certe interdizioni funzionano piuttosto come moltiplicatori d'interesse, e che l'attuale sconfinata produzione di discorsi sul sesso non ci rende più liberi né più felici, perché il dominio utilizza il piacere-sapere come strumento di controllo sui corpi. La consapevolezza che il potere ci attraversa anche nella nostra ricerca del piacere potrebbe davvero rendercelo intollerabile. Non più solo la prigione, la caserma, la clinica o il manicomio; ora c'è la palestra che modellerà i corpi secondi i canoni della società disciplinare. E mentre gli antichi conoscevano l'ars erotica che produceva verità procurando piacere, la nostra scientia sexualis  trova il suo fulcro nella confidenza, nella confessione. Occorre far parlare del sesso, poi codificare clinicamente. La volontà di sapere sul sesso diventa strumento di applicazione del potere medico: sessuologi, psicanalisti, igienisti, psicologi, educatori ascoltano e producono discorsi sul sesso. D'altronde la confessione è una tecnica comune nella società disciplinare, presente nella pratica giudiziaria come in quella psichiatrica, nella psicanalisi e nei discorsi sul sesso. Secondo Foucault, la nostra è una società che tende l'orecchio. Otto anni dopo l'uscita del primo volume, vengono pubblicati L'uso dei piaceri e La cura di sé, gli ultimi testi che Foucault ci ha lasciato, mentre stava preparando un quarto volet  della sua opera. In questi due splendidi testi Foucault cambia punto d'osservazione e si rivolge all'Antichità classica per cercare anche in questo caso il "grado zero" del discorso morale sul sesso. Il timore del sesso, per gli antichi, è legato all'idea della perdita di energie, quindi il piacere va dosato attraverso una lotta con se stessi per ottenere la padronanza di sé e degli altri; è una questione di dietetica. Il regime non proibisce, ma oscilla tra il più ed il meno. Ci si nutre, si beve, si fa all'amore secondo la stessa etica. Il discorso sulla temperanza sessuale si trasformerà poi in una accresciuta attenzione verso se stessi, una tecnica di soggettivizzazione, che va tenuta distinta da un'affermazione del soggetto; lo stoicismo proporrà, ad esempio, una sorta d'introspezione permanente, un'auscultazione che definirà la moralità degli atti, compreso quello sessuale.    

 

  Proprio di Fronte alla Senna e all'Île Saint-Louis, quindi nella zona più centrale di Parigi, si intravede l'austera facciata dell'Arsenal, un edificio severo che ospita una formidabile biblioteca,  una delle più importanti di Francia, e che racchiude nelle lunghe file di scaffali scuri una quantità impressionante di documenti. Quattordicimila manoscritti, un milione di volumi, quasi centoventimila stampe, migliaia di "papiers" degli archivi della Bastiglia, la più completa raccolta di opere del teatro francese dalle origini (250.000 documenti). Questo luogo calmo e silenzioso, nonostante la sua centralità, era uno dei rifugi preferiti di Michel Foucault.

  In realtà, la pratica storica ha attraversato tutta l'opera del filosofo francese, che manteneva il rigore delle ricerche fatte sulle fonti di prima mano. Ecco perché la Bibliothèque Nationale, quella dell'Arsenal e la moderna e silenziosa biblioteca dei Domenicani erano le sue miniere d'informazioni. È possibile far parlare la storia contro il potere? È possibile contraddire le epopee leggendarie che i sistemi di dominio hanno prodotto su se stessi chiamandole Storia? Foucault ne è convinto: sulla quarta di copertina dell'Histoire de la sexualité, compariva una frase di René Char: La storia degli uomini è la lunga successione dei sinonimi di uno stesso vocabolo. Contraddirla è un dovere. Per contraddire quella storia,  Foucault organizzerà le sue ricerche producendo dossier, si muoverà con la tecnica dell'inchiesta e dell'archivio facendo risultare le risposte non dall'intenzionalità del progetto, ma dalla regolarità e dalle rotture nella successione dei discorsi storici. 

   Foucault conosce bene la scuola delle Annales, ma ne prenderà le distanze perché per lui <<la storia deve rinunciare alla costruzione delle grandi sintesi e interessarsi al contrario alla frammentazione dei saperi>>. L'archeologia foucaultiana farà a meno della strumentazione di una certa storiografia classica: la continuità lineare, l'analisi seriale, il materialismo dialettico, il finalismo metafisico; la storia infatti non può essere né un racconto né un romanzo, ma dev'essere interamente votata alla funzione critica.

 

  Michel Foucault ha sempre mostrato un'impazienza ostinata verso ogni forma di categorizzazione ed ha lavorato con estrema energia e fino alla fine proprio per staccarsi da sé, dalla propria immagine e dal suo ruolo sociale, fuori da ogni burocrazia del pensiero. Parlare dei rapporti di Foucault con Marx, o Freud, con Nietzsche o Bachelard, con l'epistemologia francese o gli strutturalisti, vuol dire quindi tentare proprio di cogliere quelle distanze attraverso le quali Foucault si è costruito.

  Nell'epistemologia, ad esempio, mentre Bachelard e Canguilhem si erano mossi nella direzione della ricerca storica, degli errori e delle false scienze, per una critica delle prospettive positiviste e "continuiste" - che vedono cioè il progresso scientifico come processo lineare unitario - Foucault va oltre, e attacca le "scienze umane" proprio perché in esse il debole statuto scientifico, l'esile confine tra verità ed errore evidenzia meglio la sostanziale carica ideologica che le sorregge. Queste pseudo-scienze, nate con la società industriale, sono discipline politiche che ammantate di riformismo espletano compiti di controllo poliziesco.

  Nelle prime opere di Foucault sono ancora presenti numerosi elementi dell'analitica marxista: la borghesia che guarda al folle come individuo non produttivo, l'utilizzazione dei reclusi come forza-lavoro non retribuita, la "violenta ideologia economica" che sottende il rapporto tra medico e paziente; ma ben presto Foucault opera una rottura radicale con la concezione marxista del rapporto tra apparato produttivo, ideologia e potere. La ragione economica non determina più la conformazione del dominio, e l'apparato produttivo diventa solo una componente della struttura di potere. Così la teoria economica di Marx viene impietosamente relegata nel reticolo discorsivo del XIX° sec.  proprio come quella di Ricardo.

  Medicina mentale e psicanalisi erano state inizialmente al centro delle ricerche di Foucault, ma egli si allontanerà anche da Freud perché, se "la psichiatria è un monologo della ragione sulla follia", la psicanalisi, che dovrebbe far parlare l'inconscio, si inserisce a pieno titolo in quella riorganizzazione dell'antropocentrismo e dell'antropomorfismo moderno che sono le "scienze umane".

  Con gli strutturalisti Foucault condivide la critica  dello storicismo,  dell'umanesimo e dell'esistenzialismo; l'urgenza di contrastare la visione rassicurante di una storia lineare che vede al suo centro l'uomo come soggetto attivo, il dominio dell'idea di coscienza e d'individuo, e della loro irriducibilità. Ma per Foucault il dato fenomenologico non offre neppure ad una lettura "specializzata" niente altro che se stesso,  ed è critico  verso l'idea delle "discontinuità" storiche degli strutturalisti, usa poi il termine di "irruzione" proprio per descrivere gli eventi storici fuori da ogni visione riduttiva; mentre la stessa ridefinizione del concetto di episteme aveva avuto effetti polemici anche nei confronti degli strutturalisti.

  Il  metodo archeologico, come abbiamo detto, consentirà a Foucault di prendere le distanze dal lavoro degli storici; l'archeologo non propone un periodo o un oggetto di studio, ma analizza un problema (la grande reclusione, la nascita della prigione) e si interroga sulle condizioni di produzione di quel problema, sulla formazione dei saperi e dei poteri che ne regolano le pratiche. La storia non sarà la messa in scena di avvenimenti che permettano di rintracciare evoluzioni o che diano un senso qualsiasi al passato; essa non è fine a se stessa, ma è uno strumento che serve a ritagliare nel tempo degli eventi e delle singolarità e a studiare la loro produzione; tutti momenti che sono altrettante domande critiche. 

  Nietzsche e Heidegger sono stati indicati da Foucault stesso come punti di riferimento importanti: nella storia non vi sono inizi solenni, epoche auree, non siamo il frutto di un passato glorioso che ci lascia eredi di alcunché, e la storia non ha affatto la forma del divenire dove l'uomo si realizza come soggetto; fuori da ogni illusione teleologica o umanistica, perché nella storia non c'è alcun disvelamento dell'essere, l'uomo parla solo in quanto risponde al linguaggio. Ma, a ben vedere, non mancano le distanze anche da questi autori. Infatti, se è vero che Foucault ha sempre rifiutato la retorica umanistica e il compiacimento dei buoni sentimenti, è impossibile non vedere come le sue simpatie non andassero certo agli oppressori, ai padroni, alle classi egemoni, ai potenti; il centro delle sue ricerche sono gli esclusi, i reietti, gli emarginati, i senza parola. Foucault voleva renderci odioso il potere proprio svelandoci le sue tecniche d'applicazione, e non farne l'apologia. 

 

  L'opera di Foucault divenne così importante e diffusa proprio per le sue implicazioni politiche, è lui stesso ad ammetterlo. Egli fu senz'altro un filosofo militante, ma qualsiasi tentativo di arruolarlo in una corrente politica precisa risulterebbe maldestro. Resta il fatto che Foucault ha rappresentato un riferimento importante per tutti quelli che negli anni '70 avvertivano l'inadeguatezza delle categorie marxistiche, l'urgenza di superare uno schema ideologico incapace di reggere, e ancor meno di raccogliere, le spinte anti-gerarchiche, libertarie, anti-autoritarie che per comodità possiamo collegare al Maggio francese. Era finalmente possibile criticare in modo efficace il sistema dominante rinunciando al materialismo storico, senza per questo accettare derive di destra o comunque autoritarie, anzi ritrovando nuovo slancio nella critica anti-borghese ed anti-statale, perché è il dominio, molto più del profitto, il motore di questo sistema, che proprio come Dio prende nomi diversi e sempre inadeguati. Va detto, en passant, che pur non aderendo a nessuna formazione politica, a parte una breve e giovanile militanza nel PCF, questo liquidatore di ideologie, critico di ogni genere di boy-scoutismo, questo non-naif smaliziato, è stato per tutta la vita in prima fila nelle lotte contro le violenze della polizia, nelle manifestazioni a favore degli immigrati, nelle proteste dei detenuti, ed era stato uno dei promotori, insieme a Deleuze, del GIP  (gruppo d'informazione sulle prigioni) che si era formato nel 1971. Era forse il suo modo  di sfuggire al ruolo di studioso e d'essere insieme "engagé-dégagé".

 

  Foucault ha sempre affermato che i suoi libri non mirano ad instaurare nuove verità, non sono libri dimostrativi, sono piuttosto "esperienze". Ma non ha mai escluso che si potessero  considerare i suoi testi come una "boite à outils", una scatola d'attrezzi, utile, secondo noi, ancora oggi. Evidenziare solo alcune delle implicazioni politiche dell'opera di Foucault è senz'altro un procedimento riduttivo rispetto alla complessità e alla vastità dei suoi scritti, sottolinearne l'aspetto demistificatorio può risultare "politicamente scorretto"; ma crediamo sia comunque più onesto che descrivere Foucault come un tranquillo studioso del potere, o magari un suo tecnico-apologeta. Foucault era perentorio: "Dovunque si eserciti il potere, scompare la libertà"

 

  Secondo il filosofo francese, i sistemi di governo occidentali e le teorie politiche sulle quali essi si fondano, conservano intatta la centralità della sovranità, della legge e dell'interdizione. Un loro superamento deve ancora essere messo in atto: "Bisogna tagliare la testa al re: non lo si è ancora fatto nella teoria politica", afferma Foucault con accenti quasi anarchici, e per lui non così rari. In altri termini Foucault mette in discussione la legittimità stessa del potere politico e ne mette in evidenza la fondamentale arbitrarietà.

   Gli attuali sistemi di dominio, anche quelli democratici, hanno creato e moltiplicato i sistemi carcerari, eppure "Mettere qualcuno in prigione, tenercelo, privarlo del cibo, del riscaldamento, impedirgli di uscire, di fare l'amore...ecc. è la manifestazione di potere più delirante che si possa immaginare (...) La prigione è il solo luogo in cui il potere può manifestarsi allo stato bruto, nelle sue dimensioni eccessive, e giustificarsi come morale". La prigione moderna è un'invenzione recente e nasce con l'intento di rieducare e reinserire i delinquenti. Ma questo progetto fallisce quasi subito, infatti, invece di trasformare i criminali in gente onesta, essa "non serve che a fabbricare nuovi criminali o a sprofondarli ancora di più nella criminalità. La prigione fabbrica dei delinquenti, ma i delinquenti sono in fondo utili, dal punto di vista economico come da quello politico". E su questo problema Foucault è ancora più preciso: 

"Ma pensare che la delinquenza appartenga all'ordine delle cose, fa parte probabilmente dell'intelligenza cinica del pensiero borghese del XIX° secolo. Bisognava essere ingenui come Baudelaire per immaginarsi che la borghesia fosse stupida e puritana. Essa è intelligente e cinica. Basta leggere quel che diceva su di sé, ed ancor di più quel che diceva sugli altri. Di una società senza delinquenza si è sognato alla fine del XVII° secolo. E poi, dopo, pff. La delinquenza era troppo utile perché si potesse sognare qualcosa di così stolto e in fondo di così pericoloso come una società senza delinquenza. Senza delinquenza non c'é polizia. Che cosa rende sopportabile alla popolazione la presenza ed il controllo poliziesco se non la paura del delinquente? Quest'istituzione così recente e così pesante della polizia non si giustifica che per questo."

 Quindi la prigione è un'ipocrisia sociale, e i sistemi di dominio moderni si sono organizzati attraverso tecniche e pratiche riconoscibili: si fabbricano dittatori, delinquenti, anormali e perversi per giustificare l'esistenza dei sistemi di controllo poliziesco, militare, politico e medico. L'attuale guerra al terrorismo, ad esempio, per molti versi conferma e avvalora le intuizioni di Foucault, in particolare per quanto riguarda la creazione e il sostegno alle organizzazione terroristiche da parte delle potenze occidentali. In altri termini: il potere si dice pronto ad affrontare le emergenze che crea. D'altro canto quello che un sistema di dominio racconta di sé, il modo in cui organizza un regime di "verità", la tecnica attraverso cui produce la sua storia, sono aspetti costitutivi e irrinunciabili di quel sistema. Già nell'antica Grecia, fa notare Foucault, il potere aveva dovuto scacciare i sofisti dalla polis per organizzare il suo regime di "verità". È su quel regime che si è potuta edificare la democrazia greca basata - ma quelle di oggi  sono poi così diverse? - sulla schiavitù di decine di migliaia di individui. 

 

  Dunque il potere non agisce solo attraverso le limitazioni, i divieti, le punizioni; vi è una capacità di produrre, di sollecitare, di gratificare; è ciò avviene, ad esempio, nel campo della sessualità, dove la produzione di discorsi sul sesso è molto più potente dell'istanza di interdizione. A ben vedere, infatti, la concezione di chi si rappresenta una classe dominante e borghese, timorosa della forza eversiva e liberatoria del sesso, è del tutto illusoria. È proprio la borghesia che ha cominciato a considerare il proprio sesso come qualcosa "di importante, tesoro fragile, segreto indispensabile da conoscere ". L'elemento di distinzione di casta, che nella nobiltà era il "sangue", con la borghesia diventa il sesso; il sangue blu dei nobili si trasforma in un organismo ben curato e in una sessualità sana. Ma insieme alla produzione di discorsi sul sesso, la nostra civiltà sviluppa qualcosa di diverso: un formidabile potere di morte. A partire dal XIX°sec avranno luogo le guerre più cruente e i massacri più feroci che si siano mai visti. Eppure questo potere si esercita come controllo positivo sulla vita: "Si uccidono legittimamente quelli che per gli altri sono una sorta di pericolo biologico".  E Foucault accusa liquidando tanta retorica umanitaria: "Se il genocidio è il sogno dei poteri moderni, non è per un ritorno degli antichi diritti di uccidere, è perché il potere si colloca e si esercita a livello della vita, della specie, della razza e dei fenomeni massivi di popolazione". È quello che Foucault chiama il bio-potere.

 

 Michel Foucault era tutt'altro che relativista. Credeva che qualcosa come la verità esistesse, almeno come principio di distinzione tra i discorsi, e come potere di obiezione contro la menzogna, in particolare contro la menzogna politica e ideologica; François Ewald definiva "anatomia politica" il metodo di Foucault e scriveva: "L'anatomia politica non ci promette niente, e non predice niente; piuttosto ci rende il potere odioso, ci insegna a non cedere alle sue dolcezze, a smascherarlo in ogni luogo in cui si esercita, qualunque sia la forma che assume".





V. P.

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Message: 12
Date: Sun, 18 Jul 2004 02:15:00 +0200
From: contropotere at inventati.org
Subject: [Contropotere] Palermo - Caricate le famiglie del Comitato di
	Lotta	per la Casa
To: "Newsletter" <contropotere at inventati.org>
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Palermo - Caricate le famiglie del Comitato di Lotta per la Casa

Nel pomeriggio di mercoledì 7 luglio, la protesta pacifica delle famiglie del Comitato di Lotta per la Casa "12 luglio" è stata soffocata dalla Polizia a colpi di manganello. 
Dopo uno sterile colloquio avuto in Prefettura nel corso del quale è stato proposto al Comitato di aspettare una quindicina di giorni per un ulteriore incontro, le famiglie hanno deciso di mettere in atto dei blocchi stradali per paralizzare il traffico cittadino. 
I blocchi - concepiti per essere delle interruzioni "a singhiozzo" del traffico veicolare - sono cominciati dalla Via Maqueda, simbolicamente davanti l'Assessorato alla Casa. 
Dopo venti minuti, il blocco è stato effettuato all'incrocio tra le vie Stabile e R.Settimo. 
Infine, alle ore 18, le famiglie - supportate da compagn* e cittadin* solidali - hanno bloccato l'incrocio tra le vie Cavour e Settimo, all'altezza del Teatro Massimo. 
A quel punto, più d'una decina di poliziotti (che già da un quarto d'ora avevano mostrato vistosi segni di nervosismo) hanno caricato a freddo i dimostranti con calci, pugni e manganellate. Sotto gli occhi impauriti e sbalorditi della cittadinanza palermitana si è consumata una scena di inaudita e ingiustificata ferocia: venti persone inermi sono state travolte dall'attacco poliziesco che non ha risparmiato neanche un bambino di otto anni. Pochi minuti dopo è giunta sul posto un'autoambulanza che ha trasportato il piccolo all'ospedale: adesso sta bene, ma l'ematoma sulla fronte è abbastanza visibile. 
Il delirio si è protratto per più di un'ora: funzionari della Polizia e della Digos accampavano scuse meschine per giustificare l'accaduto arrivando a negare l'innegabile. Diverse le testimonianze di solidarietà da parte dei passanti, scandalizzati dall'accaduto. Al suo arrivo, una giornalista è stata strattonata da un poliziotto dopo aver estratto dalla sua borsa una macchina fotografica. 
Insulti, intimidazioni e sistematiche negazioni dei fatti hanno costituito la strategia poliziesca per deresponsabilizzare gli agenti e intorbidire il clima. 
Convocati in Prefettura, due rappresentanti del Comitato hanno riferito che il tavolo tecnico verrà riaperto all'inizio della prossima settimana. 
Questa risposta repressiva - tanto ingiustificata quanto spropositata - è una chiara intimidazione nei confronti di donne e uomini che negli ultimi due anni hanno ottenuto ottimi risultati autorganizzandosi e autogestendo la loro lotta. 
Venerdì 9 luglio il Comitato ha convocato un'assemblea pubblica per denunciare il fatto e per ribadire la propria volontà di continuare le lotte intraprese e - se possibile - estendere il fronte delle rivendicazioni anche ad altre famiglie che versano in gravi condizioni di precarietà.
Il Comitato di Lotta per la Casa "12 luglio" è una realtà che a Palermo si è sempre distinta sia per la fermezza delle proteste che per l'assoluta trasparenza delle azioni rivendicative. 
Se certi loschi figuri credono di poter spaventare la gente scagliandosi contro tutto e tutti - passeggini e bambini compresi - sappiano che queste persone non sono sole. 

Nucleo "Giustizia e Libertà" 
della Federazione Anarchica Siciliana 
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