[Presos] Digest di Contropotere, Volume 9, Numero 7

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Fri Dec 10 12:02:39 CET 2004


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Argomenti del Giorno:

   1. lettera di Thyde e Jean-Marc dopo la liberazione
      (contropotere at inventati.org)
   2. Sull'andamento del processo per i fatti del 7 Giugno	2004 -
      in piazza Raibetta - a Genova (contropotere at inventati.org)


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Message: 1
Date: Wed, 8 Dec 2004 13:11:21 +0100
From: contropotere at inventati.org
Subject: [Contropotere] lettera di Thyde e Jean-Marc dopo la
	liberazione
To: "Newsletter" <contropotere at inventati.org>
Message-ID: <019b01c4dd21$9a934ae0$56065097 at kaoxnet>
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Thyde Rosell e Jean-Marc Raynaud, arrestati con l'accusa di fiancheggiare il terrorismo per aver ospitato presso la scuola libertaria "Bonaventure" un bambino di tre anni, figlio di due militanti dell'ETA arrestati in ottobre, dopo 96 ore di interrogatori, minacce e intimidazioni sono stati liberati.
Di seguito una loro lettera di ringraziamento per il sostegno e la solidareità ricevute.

Ringraziamento
Grazie, grazie, e ancora grazie a voi tutti e tutte. Innumerevoli e di tutti gli orizzonti.
Grazie d'aver dimostrato fiducia nella scuola libertaria Bonaventure.
Grazie di aver dimostrato fiducia a due galeotti anarchici senza dio né padrone forti delle loro sole convinzioni e di un altro presente.
Grazie per la vostra solidarietà con una lotta che non avrà mai nulla di evidente perché ha chiaramente fatto la scelta di una morale universale, la quale relega nel magazzino degli accessori le diverse facezie dei regolamenti momentanei che costellano la storia degli uomini, ritmati come sono unicamente dalla legge del più forte.
Grazie per il coraggio di cui avete dato prova, osando semplicemente dire a voce alta che i bambini dei senza documenti, fossero pure terroristi i loro genitori, non sono responsabili dei genitori ed hanno il diritto, come tutti gli altri bambini al mondo, di essere scolarizzati, educati e amati.
Grazie in tutta semplicità di far parte di quella piccola tribù che gli Israeliani hanno chiamato "i giusti" i quali, al tempo della seconda guerra mondiale, senza calcoli o secondi fini, hanno fatto la scelta di accogliere dei piccoli ebrei ed altri che la legge e la polizia del momento inseguivano senza pietà ed inviavano, nella più perfetta legalità, là dove tutti sappiamo.
Grazie al compagno che si è occupato della nostra figlia, minorenne, e di esserle stata vicino durante l'interrogatorio in gendarmeria. Alla compagna che si è occupata della casa, d'un povero cane impaurito e d'un vecchio gatto notevolmente disorientato.
Grazie ai compagni del gruppo "Nous Autres" della FA, dei Liberi Pensatori, dell' "Emancipation", dell'ICEM pedagogia Freinet di Charente marittima, e a voi tutti e tutte che avete saputo esserci quando era il momento, dire quello che si doveva dire, fare ciò che si doveva fare.
Grazie alle organizzazioni sindacali, associazioni, giornalisti, siti alternativi e liberi che hanno avuto il coraggio non solo di prendere posizione ma di informare, di fornire il nostro punto di vista in modo che le popolazioni potessero essere liberamente informate.
Lo diciamo chiaramente: senza di voi saremmo schiantati. Perché quattro giorni di sorveglianza a vista, cioè 96 ore, impediti veramente di dormire, di mangiare, di lavarsi, con insulti, minacce, ricatti (messa sotto tutela di nostra figlia) e ancora interrogatori incrociati, diurni e notturni sotto chiave, incita molto presto, anche per poter soltanto dormire, mangiare o starsene in pace, a confessare di aver rotto il vaso pregiato. E non l'abbiamo confessato grazie a voi.
Perché sapevamo che eravate là. Per noi, come per la nostra comune lotta per i diritti del bambino, per una società di libertà, di eguaglianza, di giustizia e di appoggio reciproco.
Non potete sapere quanto tutto ciò sia stato vitale.
Ancora e per sempre grazie a voi.
Abbracci.
05/12/04
Thyde Rosell
Jean-Marc Raynaud

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Message: 2
Date: Wed, 8 Dec 2004 13:12:20 +0100
From: contropotere at inventati.org
Subject: [Contropotere] Sull'andamento del processo per i fatti del 7
	Giugno	2004 - in piazza Raibetta - a Genova
To: "Newsletter" <contropotere at inventati.org>
Message-ID: <01b401c4dd21$a238b0a0$56065097 at kaoxnet>
Content-Type: text/plain; charset="iso-8859-1"

Inoltriamo per conoscenza il breve resoconto della seconda 
udienza del processo, per i fatti di piazza Raibetta, a 
Genova, il 7 giugno scorso, che portarono all'arresto di 
due compagn*.
Con l'occasione re-alleghiamo il comunicato emesso dai 
compagn* solidali in occasione dell'apertura del processo 
il 12 ottobre di quest'anno, per consentire a coloro che 
non conoscessero ancora l'episodio di poter maggiormente 
comprendere di cosa si tratta.

IL 2 DICEMBRE E' PROSEGUITO IL PROCESSO A ERRICO E PAOLO,
AGGREDITI E ARRESTATI IL 7 GIUGNO 2004 A GENOVA PER AVER
MANIFESTATO IL LORO DISSENSO DURANTE UN RASTRELLAMENTO DI
AMBULANTI ITALIANI E STRANIERI E ACCUSATI DI RESISTENZA,
LESIONI (ENTRAMBE AGGRAVATE) E DANNEGGIAMENTO.

Breve resoconto dell'udienza/intimidazione in aula...

il potere non si regge sulla 
violenza,
è esso stesso violenza.

L'udienza è stata interamente dedicata alle deposizioni
dei testimoni dell'accusa. Una "sfilata" di poliziotti
dell' "anticrimine" della Questura di Genova (U.P.G. e
S.P., 4a sezione, criminalità diffusa) che, come era
prevedibile hanno recitato il loro copione. Una
sceneggiata che di fronte alle minime richieste di
chiarimenti della difesa appariva in tutte le sue
incongruenze e contraddizioni ma che ha ottenuto lo scopo
che si prefiggeva: distinguere le condotte degli imputati
per permettere l'accanimento giudiziario e attuare così un
ulteriore forma di repressione. A conferma di questa
strategia repressiva e -insieme- intimidatoria i
poliziotti della 4a sezione non hanno perso l'occasione
per procedere al riconoscimento seduta stante di un
compagno presente in aula per solidarizzare.
L'intento di far pagare cara la messa in discussione di un
atto di repressione poliziesca che ha ridicolizzato in
piazza l'operato dei poliziotti si era già concretizzato
con misure di restrizione particolarmente punitive (un
mese di arresti domiciliari, obbligo di firma quotidiano
in caserma per quattro mesi - misure attualmente
revocate). La costituzione in aula di alcuni dei
poliziotti come parte civile, con la conseguente richiesta
di risarcimento per danni mai subiti, si inserisce
perfettamente nel copione scritto e recitato dalla polizia
in questa vicenda.
L'udienza è stata quindi rinviata all'11 marzo 2005.

Da uno degli imputati, solidalmente il
Comitato Anarchico di Difesa e Solidarietà

Comitato Anarchico di Difesa e Solidarietà
Piazza Embriaci 5/13 16123 - Genova
Email:anarcos at ghostmail.net
Conto Corrente Postale n°37158185
- intestato a: "Circolo culturale Biblioteca Libertaria 
F.Ferrer"
- causale:
= "Pro CADS"[genericamente a favore del Comitato]
= "Pro CADS/detenuti"[Difesa Legale e supporto Diretto]

allegato:

DIRETTAMENTE DAI COMPAGN* IL COMUNICATO IN OCCASIONE 
DELL'APERTURA DEL PROCESSO...

IL 12 OTTOBRE È COMINCIATO IL PROCESSO A ERRICO E PAOLO, 
ARRESTATI IL 07 GIUGNO A GENOVA DURANTE UN RASTRELLAMENTO 
DI AMBULANTI ITALIANI E STRANIERI E TUTTORA SOTTOPOSTI 
ALL'OBBLIGO DI PRESENTAZIONE GIORNALIERA IN CASERMA. 
L'UDIENZA È STATA RINVIATA AL 2 DICEMBRE.

Piazza, bella piazza...


Il potere non si regge sulla violenza,
è esso stesso violenza.


LUNEDÌ 07 GIUGNO ci stavamo recando in p.za Raibetta a 
Genova per un'iniziativa contro la prossima 
commercializzazione del Ritalin, uno psicofarmaco per 
bambini "troppo vivaci". Arrivati in piazza abbiamo 
assistito alla seguente scena: Polizia, Digos, Vigili 
urbani e dipendenti Amiu, in gran accordo, provvedevano a 
una pulizia della piazza dagli ambulanti che solitamente 
vi si ritrovano, distruggendo le loro mercanzie e 
accerchiando gli stranieri per il controllo dei documenti. 
Istintivamente, insieme ad altri, abbiamo manifestato la 
nostra indignazione. Uno sdegno verbale che, tuttavia, ha 
creato particolarmente fastidio, o comunque avuto troppa 
risonanza nel silenzio circostante, quella zona grigia che 
caratterizza l'involontario pubblico delle frequenti 
retate poliziesche (specie di quelle a danno degli 
stranieri). Dev'essere per questo che, mentre decine di 
persone si stavano fermando per "capire" quello che 
purtroppo era evidente, Errico è stato immediatamente 
aggredito da tre, poi cinque, poliziotti in borghese che 
hanno subito tentato di caricarlo in una macchina. Dopo un 
disperato ma audace tentativo di sottrarlo all'arresto da 
parte di alcuni -tutti colpiti con calci, pugni e 
manganellate- è seguita una caccia all'uomo per i vicoli 
che ha portato all'arresto anche di Paolo.

Nel tempo passato in questura zelanti ispettori, che tra 
una gomma da masticare e l'altra firmavano decreti di 
espulsione a vita per gli stranieri senza documenti non 
sfuggiti a quella retata, si sono occupati di trasformare 
la nostra protesta in crimine. Hanno così preso forma i 
reati di "resistenza a pubblico ufficiale", "lesioni" 
(entrambe aggravate) e "danneggiamento" (della vettura) e 
in serata siamo stati entrambi trasferiti nel carcere di 
Marassi (Genova). La vicenda è quindi apparsa su giornali 
e media dei giorni successivi brillantemente riassunta nei 
titoli che tuonavano di auto distrutte e poliziotti feriti 
(!). Un resoconto inverosimile, anche solo dal punto di 
vista dell'asimmetrico rapporto di forze, allestito per 
giustificare e coprire quello che era avvenuto in piazza e 
la criminalizzazione che ne era seguita. Questa arbitraria 
e reale trasfigurazione dei fatti ha trovato una diretta 
complicità dei diversi giudici e magistrati che di volta 
in volta si sono espressi sulla vicenda, comportando per 
noi misure particolarmente restrittive anche in relazione 
agli stessi reati contestati.

Le motivazioni con cui il G.I.P Elena Daloiso (lo stesso 
giudice che ha disposto le custodie cautelari a danno dei 
25 accusati di devastazione e saccheggio al G8 di Genova e 
firmato l'ordinanza di archiviazione dell'assassinio di 
Carlo Giuliani) ha inizialmente confermato l'ordine di 
custodia cautelare nei nostri confronti, pur concedendoci 
gli arresti domiciliari, ("indole violenta avvalorata da 
ideologia politica") e, successivamente, rigettato le 
nostre richieste di permesso per motivi di lavoro, si 
inseriscono perfettamente in un clima forcaiolo. Di 
identico registro anche quelle contenute nell'ordinanza di 
scarcerazione e sostituzione con l'obbligo di firma 
giornaliero alla P.G., emessa dal Tribunale del Riesame 
dopo un mese di detenzione e a tutt'oggi non ancora 
revocata: "si ritiene infatti che un forzato e frequente 
contatto con la P.G. [polizia e carabinieri], subito dopo 
la pur breve detenzione subita, sia un idoneo richiamo al 
rispetto delle forze dell'ordine". Il carattere 
disciplinare, oltre che punitivo di questi dispositivi 
emerge anche dall' "avviso orale" (così viene denominata 
dagli organi di polizia una vera e propria intimidazione 
sotto forma di ammonimento) che in questi giorni Paolo si 
è visto notificare dalla Questura genovese.

Nella loro assoluta discrezionalità questi provvedimenti 
possono colpire chiunque, anche in assenza di reati 
precisi. In pratica è sufficiente uscire anche di poco 
dall'angusto sentiero che definisce la condotta del 
"cittadino conforme" per essere esposti alla "messa al 
bando" come soggetti socialmente pericolosi e perseguitati 
giuridicamente. Questi provvedimenti, infatti, non 
costituiscono "l'eccezione o la degenerazione del sistema 
democratico" ma la routine delle procedure giuridiche e 
poliziesche attraverso le quali si afferma la continuità 
dello Stato. Una legalità democratica che, proprio 
attraverso gli strumenti del diritto, legalmente 
riconosciuti e socialmente accettati, comporta una 
"lezione" di galera e repressione nei confronti di chi non 
si adegua al conformismo politico, culturale e ideologico 
di una società ordinata, sicura e pulita. Insomma di chi 
con la libera espressione di idee e comportamenti crea 
"disordine".

L' attuale inasprimento delle misure di sicurezza risponde 
a un bisogno legalitario diffuso da media, istituzioni e 
politici sia di "destra" che di "sinistra". In nome del 
cosiddetto "ordine pubblico", la repressione, la censura, 
i divieti sono diventati il pane quotidiano di questo 
mondo, qualunque sia la forma di governo. Questa 
escalation sicuritaria di volta in volta costruita sullo 
spettro del nemico interno (il "clandestino", il 
"criminale", il "terrorista") rientra in uno di quegli 
ambiti in cui è richiesto sospendere ogni capacità 
critica. E, come si è visto negli ultimi tempi, non sono 
solo le varie anime del "movimento antagonista" ad essere 
nel mirino della repressione ma potenzialmente tutta la 
società. Che siano autoferrotranvieri in lotta per 
condizioni di lavoro migliori, o "cittadini esasperati 
dalle nocività industriali", che siano l'equipaggio di una 
nave che soccorre profughi alla deriva o i "soliti 
anarchici", l'avvertimento è per tutti. Ma in tutti sono 
anche le possibilità per non rassegnarsi a essere 
complici. Perché di fronte a un'organizzazione sociale che 
produce guerre, catastrofi, epidemie, paura, precarietà e 
disperazione anche un solo atto di ribellione può essere 
contagioso!

Contro ogni gabbia
La solidarietà è un'arma

Due disertori della "zona grigia"
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Fine di Digest di Contropotere, Volume 9, Numero 7
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