[Presos] comunicato "Persichetti" per la civilt à giuridica

Odradek edizioni odradek at odradek.it
Wed Feb 19 16:43:17 CET 2003


Comunicato

E¹ stato presentato a Roma il COMITATO "PAOLO PERSICHETTI": UN OSSERVATORIO
PER LA CIVILTÀ GIURIDICA


Il caso Persichetti ha suscitato clamore in Europa e, particolarmente, in
Francia. La solerzia con cui il Ministro della Giustizia ha richiesto ed
ottenuto l'estradizione di Paolo Persichetti, le stesse modalità
³sbrigative² del suo arresto e trasferimento in Italia, nonché l¹enfasi
delle informazioni fatte pervenire ai media, lasciano intendere il carattere
tutto politico dell'atto.
Dopo quattro anni di indagini, di stato d'allerta, di irrigidimento dei
controlli, i delitti di Biagi e D'antona sono rimasti impuniti.
Non solo: gli inquirenti brancolano palesemente nel buio e, in varie fasi,
hanno fatto arrestare persone presto o tardi rimesse in libertà per assoluta
mancanza di indizi. E si moltiplicano le segnalazioni di metodi di indagine
quanto meno inusuali e preoccupanti (come il sequestro di decine di computer
in Italia e all¹estero per rinvenire eventuali ³notizie di reato²), che
configurano un, alla lunga, insostenibile lesione all¹habeas corpus e un
devastante rovesciamento dell¹onere della prova.
In questo contesto l'arresto di chi, dopo anni, ha ricostruito la propria
vita nella legalità, ferma restando la legittimità formale dell'atto, si
inserisce in un teorema ­ confermato dalla relazione del Ministro
dell'Interno ­ che necessita di una connessione tra vecchio e nuovo
terrorismo, nonostante l¹evidenza contraria di tutte le evidenze
disponibili. 

Martedì 18 febbraio, nella sala delle conferenze della Camera dei deputati,
si è tenuta una conferenza stampa da parte della delegazione di parlamentari
di ritorno da una visita a Paolo Persichetti, detenuto nel carcere di
Viterbo.
Con Graziella Mascia, Lucio Manisco e Daniel Ben-Sayd (docente della
Sorbona-Parigi, maestro e poi collega e amico di Persichetti), hanno preso
la parola Francesco Romeo (avvocato difensore di Paolo) e Claudio Del Bello
(editore italiano - Odradek - dei libri di Persichetti).
Dopo aver riferito delle condizioni di detenzione, i convenuti hanno
presentato il COMITATO "PAOLO PERSICHETTI": UN OSSERVATORIO PER LA CIVILTÀ
GIURIDICA illustrandone le finalità.
Il comitato, formato da noti parlamentari, docenti universitari, scrittori
e uomini di cultura, si è riconosciuto nel testo seguente.

Comitato "Paolo Persichetti": un osservatorio per la civiltà giuridica



Tempi, circostanze e modalità con le quali è stata portata a termine
l¹estradizione di Paolo Persichetti hanno fornito all¹intera vicenda un
carattere esemplare. Si è trattato di un episodio paradigmatico, indizio di
un fenomeno ben più vasto e inquietante che sta inquinando dalle fondamenta
l¹edificio europeo in costruzione: la giudiziarizzazione della società come
modello di governo e l¹idea che l¹azione penale possa essere lo strumento di
regolazione della vita sociale.
L¹Unione europea, originariamente nata come spazio economico ­ prima
circoscritto poi sempre più allargato al libero scambio di tutte le merci e
di tutti i capitali fino alla costituzione della moneta unica ­ vede le sue
strutture politiche sprovviste di un peso altrettanto forte e mostra di non
concepirsi come uno "spazio sociale" che necessita di garanzie, diritti e
tutele forti a favore dei milioni di esseri umani che vi abitano, vi
lavorano, vi circolano, vi vivono.
Dopo il ruolo chiave giocato dalle alte burocrazie e dall¹alta finanza, i
nuovi attori centrali del processo di unificazione sembrano essere divenuti
le magistrature e le polizie che tendono ad anticipare normative ancora non
in vigore, agendo in un virtuale "come se", sprovvisto ovviamente di ogni
contrappeso che ne regoli lo strapotere.
Imprenditori del profitto e imprenditori dell¹emergenza hanno coagulato
intorno a sé funzioni, centri di decisione e burocrazie, che di fatto
assorbono ed esercitano la sovranità reale.
Il prossimo "mandato di arresto europeo", rispetto al quale l¹estradizione
di Paolo Persichetti può essere considerata una "prova generale", nasce tra
le asimmetrie più stridenti tra i codici penali, le profonde diversità dei
criteri di formulazione delle prove, le differenze tra riti accusatorii e
inquisitorii, la disparità delle pene. In alcuni paesi sono ancora
perseguiti i "reati d¹opinione", e la natura di questi reati varia da paese
a paese. In Italia sono perseguite ben sette tipologie di reato associativo
­ proliferazione che non ha corrispettivo nel resto d¹Europa. La "parola"
dei pentiti non è apprezzata allo stesso modo nei diversi codici di
procedura penale che si ispirano a concezioni diverse della prova. La natura
e l¹entità delle pene varia secondo gli ordinamenti penitenziari, dal
massimo di 10 anni in Olanda, ai 15 in Germania ai 30 in Italia. Persistono
tuttora condizioni detentive speciali come i Qhs in Francia e il 41 bis in
Italia che legalizzano la tortura, mostrando una concezione puramente
afflittiva e vendicativa della pena. E infine, alcuni paesi, e tra questi
l¹Italia, vedono il proprio ordinamento alterato dalla presenza di numerose
leggi d¹eccezione.
Lo "spazio giudiziario europeo", lungi dall¹essere un territorio dove prende
forma una normativa comune, transnazionale, assomiglia sempre più all¹Europa
uscita dal Congresso di Vienna. Ovvero un luogo ispirato al rispetto del
"sacro principio di legittimità" in cui gli Stati membri riconoscono in modo
automatico la loro reciproca forza coercitiva a scapito dei cittadini, i
quali invece vedono scomparire le precedenti forme di tutela e garanzia.
Il trattamento riservato alle merci non trova un corrispettivo nel
trattamento riservato agli esseri umani, cittadini e residenti nell¹Unione
europea.
Occorre dunque non solo uniformare gli ordinamenti giudiziari e creare una
forte istanza di Appello centrale europea, dotata dei poteri di Cassazione,
nonché armonizzare i codici penali e i regolamenti penitenziari, ma anche
adeguare nella direzione dei principii più garantisti che sopravvivono nei
diversi codici. Il Massimo comune multiplo, e non il Minimo comun divisore,
deve ispirare la civiltà giuridica che sta edificandosi, con un accordo ai
livelli più alti delle tutele e delle garanzie delle libertà collettive e
individuali.
In tal senso è auspicabile il varo di provvedimenti di amnistia nei singoli
paesi membri per sanare definitivamente, lì dove ciò non fosse ancora
avvenuto, le eredità giudiziarie e penali dei conflitti di tipo
socio-politico o territoriale che hanno traversato l¹Europa nell¹ultimo
trentennio. Un azzeramento che, in vista dell¹entrata in vigore di nuovi
automatismi comunitari, consentirebbe ai singoli paesi membri di non dover
rimettere in discussione scelte sovrane in favore di politiche di
accoglienza e d¹asilo politico concesse a cittadini di altri Stati membri.
Per queste ragioni abbiamo dato vita a un Comitato che, prendendo spunto dal
caso Persichetti come rivelatore ulteriore di un processo i cui segni si
manifestano da diverso tempo, e monitorando questo e altri casi analoghi,
attiri l¹attenzione sul degrado della civiltà giuridica che sta
accompagnando l¹unificazione europea.

Cesare Bermani, storico
Mauro Bulgarelli, deputato dei Verdi
Paolo Cento, deputato dei Verdi
Roberto De Caro, storico, direttore di ³Hortus musicus²
Elettra Deiana, deputato del Prc
Claudio Del Bello, docente universitario
Erri De Luca, scrittore
Giuseppe Di Lello, deputato europeo del Prc
Valerio Evangelisti, scrittore
Franco Gallerano, docente universitario
Alfonso Gianni, deputato del Prc
Mario Lunetta, scrittore
Lucio Manisco, deputato europeo del Pdci
Graziella Mascia, deputato del Prc
Maria Persichetti, 
Francesco Romeo, avvocato
Giovanni Russo Spena, giurista e deputato del Prc
Niki Vendola, deputato del Prc


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